Morta davanti all'ospedale. L'ipotesi dell'omicidio rom

La donna è stata lasciata agonizzante con tre proiettili nel petto: è la sorella di un collaboratore di giustizia

Morta davanti all'ospedale. L'ipotesi dell'omicidio rom
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Scaricata davanti al pronto soccorso con tre proiettili nel petto, muore nella notte dopo essere stata operata. È un giallo quello che avvolge la morte di Dolores Dori, 44enne vicentina sorella di un collaboratore di giustizia da poco inserito nel programma di protezione.

È giovedì - sono circa le 19 - quando al pronto soccorso dell'ospedale di Desenzano del Garda (nota località turistica nel Bresciano) arriva a gran velocità un'Alfa Romeo Stelvio: un uomo scende e trascina a terra il corpo di Dolores, poi risale e l'auto sfreccia via. Il personale sanitario si accorge subito della gravità delle sue condizioni: la donna, mamma di tre figli, ha tre proiettili nell'addome. Viene sottoposta d'urgenza a un delicato intervento chirurgico, ma il suo cuore si ferma nella notte. Troppo gravi le ferite, una delle tre pallottole aveva irreversibilmente intaccato gli organi vitali. A cercare di chiarire chi abbia premuto il grilletto sono i carabinieri del Nucleo Investigativo di Brescia.

Gli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore Francesca Sussarellu stanno analizzando i filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza della zona per cercare di ricostruire l'ultimo percorso dell'auto dalla quale è stata scaricata la 44enne. E le indagini sull'omicidio sono partite subito già dalla sera di giovedì: dal passato della donna - di origini sinti - emergono precedenti per piccoli furti e truffe, spesso ai danni di anziani. E con il passare delle ore emerge il fatto che la donna sarebbe stata ferita in un campo rom nel corso di una lite in famiglia.

Dolores era la sorella di un collaboratore di giustizia, fino a pochi mesi fa detenuto nel carcere di Prato. L'uomo aveva scelto di parlare con i magistrati, raccontando dinamiche di corruzione e traffici all'interno del penitenziario. Anche grazie alla sua collaborazione la procura toscana ha fatto luce sui traffici illeciti dentro e fuori quello stesso carcere, arrivando ad indagare diversi agenti di polizia penitenziaria. Lo scorso giugno in un blitz 300 uomini tra carabinieri, poliziotti e militari della Guardia di Finanza fecero irruzione nella casa circondariale: nelle celle trovarono 42 cellulari, tre sim e un router. Una delle piste più battute sull'assassinio di Dolores ricondurrebbe allora la sua morte alle rivelazioni fatte dal fratello, che hanno permesso di aprire il vaso di Pandora del carcere di Prato.

I carabinieri inoltre non escludono che Dori sia stata uccisa nella sua Vicenza e poi portata fino a Desenzano, il più lontano possibile dal luogo dell'esecuzione. Ma ogni ipotesi è al momento vagliata. Ecco perché contestualmente si cercano anche eventuali legami con Brescia o con il campo nomadi di Lonato, nella stessa area gardesana. Antonio Borrelli

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