È lutto in Francia per la scomparsa di uno dei volti femminili più noti della resistenza e della lotta al nazismo in Francia. È morta all'età di 103 anni a Épernay (Marne) una figura emblematica della resistenza che, sopravvissuta ai campi di sterminio, ha dedicato la sua vita a testimoniarne l'orrore del nazismo e della guerra nelle scuole medie e licei francesi. «Ci obbligavano a spogliarci. Il corpo era nudo, il cervello trasformato in stracci. Eravamo brandelli che si trascinavano, un'orda di cadaveri ambulanti, come in un buco vuoto e quando ci guardavamo attorno vedevamo solo il vuoto», raccontò Lundy una volta sopravvissuta alle torture.
Minore di una famiglia di sette fratelli e sorelle, era istitutrice a Gionges, villaggio dove ricopriva anche il ruolo di segretaria comunale. Faceva parte della rete di resistenza «Possum Escape Line», con la missione di fabbricare documenti falsi per cittadini ebrei, per uomini in fuga dal Servizio di lavoro obbligatorio in Germania o per prigionieri di guerra evasi che il fratello Georges - deportato e morto nel 1945 - nascondeva nella sua fattoria. Venne arrestata dalla Gestapo il 19 giugno 1944 mentre si trovava in classe con i suoi alunni.
Trasferita prima al campo di Neue Bremm, nel Sud-Ovest della Germania, raggiunse poi quello di Ravensbruck, 80 km a nord di Berlino, riservato a donne e bambini, con la matricola numero 47360. Infine approdò al campo di concentramento di Buchenwald e fu liberata nell'aprile 1945. Per 15 anni non parlò, sentendosi troppo «disorientata», ma poi dal 1959 decise di portare la sua testimonianza nelle scuole.
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