Massimo Galli, virologo dell'ospedale Sacco di Milano, l'ha detto con chiarezza: «Riaprire le scuole è fantascienza». E i numeri confermano. Purtroppo il bollettino dei contagi racconta di una macchia d'olio che si sta espandendo, più o meno velocemente, in tutta Italia. Al momento l'unica regione immune è la Val d'Aosta. Dall'inizio dell'epidemia sono 3.089 le persone che hanno contratto il virus: 587 solo ieri. Di queste, 107 sono decedute (28 ieri) e 276 sono guarite. I decessi sono il 3,4% dei contagiati. Altro che «poco più di un raffreddore». E non a caso l'Oms puntualizza che le morti per influenza si fermano all'1% dei malati.
LA BUONA NOTIZIA
Tra le guarigioni di ieri, c'è anche quella della moglie del «paziente uno», all'ottavo mese di gravidanza. La donna, positiva al virus ma asintomatica, è stata dimessa dall'ospedale Sacco, sta bene e, per prassi, dovrà osservare un periodo di quarantena, parto permettendo. Stabili invece le condizioni di Mattia, il 38enne identificato come il primo contagiato in Italia: è ancora intubato ma sta rispondendo a un cocktail di farmaci sperimentali.
LA MACCHIA D'OLIO
Oltre alle regioni del Nord, in cui il contagio registra i numeri più alti, nella top ten delle regioni più colpite dal virus ci sono le Marche, con 84 casi, di cui 26 solo ieri, la Toscana con 38 casi, di cui 19 ieri, la Campania, con 31 casi. Il record negativo della diffusione dell'infezione tra le province va a Bergamo, che registra 423 casi ed è seconda solo a Lodi (559).
BANCONOTE INFETTE
Anche le banconote rischiano di essere veicolo di contagio. L'avvertimento, che potrebbe sembrare una delle tante bufaledi questi giorni, arriva da un portavoce dell'Oms. «Sappiano che il denaro passa di mano con frequenza e può catturare ogni tipo di batterio o di virus, per questo suggeriamo alle persone di lavarsi le mani dopo aver maneggiato i soldi». Cina e Corea hanno già avviato nei giorni scorsi procedure di disinfezione di banconote in circolazione. E noi, i queste settimane di restrizioni, staremo attenti anche a questo.
LE ZONE ROSSE
Oltre al lodigiano, culla del contagio, nelle prossime ore potrebbe diventare zona rossa anche l'area del bergamasco. La Regione Lombardia sta valutando. «Nella bergamasca i contagi sono leggermente diminuiti - spiega l'assessore lombardo alla sanità Giulio Gallera - Resta comunque una delle zone a maggior presenza di positivi, sono 423. Abbiamo chiesto al ministro alla Salute Roberto Speranza quali orientamenti abbia il governo. Attendiamo le loro valutazioni e siamo pronti ad accogliere ogni misura, anche quelle più rigide».
IN PRIMA LINEA
La categoria dei medici resta quella più colpita: i sanitari rappresentano il 12% dei contagi. Si tratta soprattutto di personale ospedaliero che ha contratto l'infezione prima che scattasse l'allarme del 21 febbraio. I sanitari sono anche i più richiesti del momento: solo in Lombardia servono mille infermieri e 500 medici. Servono in particolar modo per far funzionare i reparti di terapia intensiva, dove al momento sono ricoverate 209 persone. «Stiamo lavorando con i presidi critici di Lodi, Crema e Cremona - spiega Gallera - A Lodi l'altra sera è arrivata un'équipe del San Raffaele per prelevare alcuni pazienti di terapia intensiva».
OSPEDALI MILITARI
Per dare una mano ai medici che scarseggiano, sono intervenuti, nelle zone critiche, anche i medici e gli infermieri militari.
Per di più è stato aperto anche l'ospedale militare di Baggio (Milano) dove saranno portati i pazienti dimessi che, per diversi motivi, non possono osservare a casa propria il periodo di quarantena successivo al ricovero.
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