Politica

È morto il "migliorista" Emanuele Macaluso

Emanuele Macaluso, esponente della corrente migliorista del Pci e amico personale di Giorgio Napolitano, è morto oggi all'età di 96 anni

È morto il "migliorista" Emanuele Macaluso

Giornalista, ex parlamentare ed ex direttore de L'Unità. Emanuele Macaluso, esponente della corrente migliorista del Pci e amico personale di Giorgio Napolitano, è morto oggi all'età di 96 anni all'Ospedale Gemelli dove era ricoverato per problemi cardiaci aggravati dai postumi di una caduta.

Macaluso, nato a Caltanissetta nel 1924, si iscrive al Partito Comunista d'Italia prima della caduta del fascismo e diventa anche sindacalista della Cgil. Il 16 settembre 1944, ricorda il Corriere della Sera, accompagna a Villalba, paese natìo del boss Calogero Vizzini, lo storico dirigente locale del Pd, Girolamo Li Causi, che viene ucciso lì mentre sta tenendo un comizio. Nel '47 Macaluso diventa segretario regionale della Cgil e, in questi anni, subisce vari processi, tra cui uno per adulterio a causa della sua relazione con una donna sposata.

Inizia la carriera politica nel 1951 come deputato comunista nell'Assemblea regionale siciliana, prima di approdare in Parlamento dove rimarrà per quasi trent'anni (dal 1963 al 1992). Nel 1956 assume il ruolo di segretario regionale del Pci ed è tra i fautori della "svolta di Milazzo", ossia della nascita di una giunta regionale senza la Dc, grazie a un'intesa tra fra scissionisti democristiani guidati da Silvio Milazzo, sinistre e settori di destra, neofascisti compresi. Un accordo che avrà vita breve, ma che Macaluso difenderà sempre, continuando anche negli anni successivi a contrastare la Dc siciliana di rito andreottiano. Amico intimo di Enrico Berlinguer, Macaluso ottiene ben presto incarici di prestigio dentro il partito, ma si mostra fin da subito favorevole a un riavvicinamento tra il Pci e il Psi di Bettino Craxi, a cui, da direttore de l'Unità, non risparmia critiche.

Nel 1984, dopo la morte di Berlinguer, crea insieme a Napolitano l'area riformista, chiamata spregiativamente "migliorista" perché i due esponenti comunisti erano convinti che il socialismo europeo fosse il faro da seguire in vista dell'imminente caduta dell'Urss. Nel 1992 non viene rieletto nelle file del Pds, a cui aveva aderito, perché era ormai visto come una personalità della "vecchia politica". Nel 1995 lascia il partito e diventa voce critica della sinistra, diventando editorualista e direttore del quotidiano Il Riformista. In questi anni critica i magistrati di Palermo perl'impostazione data al processo contro Giulio Andreotti. Pubblica vari libri tra cui Da Cosa non nasce Cosa con Paolo Franchi e Politicamente s/corretto con Peppino Caldarola.

Difende il ruolo storico del Pci di Palmiro Togliatti nel saggio Comunisti e riformisti, mentre critica la nascita del Pd in un saggio intitolato Al capolinea.

Commenti