Politica

Mosul, colpi di coda dell'orrore Isis: 48 civili uccisi e appesi ai pali della luce

Al Baghdadi nel frattempo avrebbe trovato rifugio in un vicino castello

Luigi Guelpa

A Tal Afar, 78 km a ovest di Mosul, c'è un castello edificato dagli Ottomani. In questa sorte di dépendance del Califfato si troverebbe Abu Bakr Al Baghdadi, fuggito dalla capitale del sedicente Stato Islamico dopo l'avanzata dell'esercito iracheno. Che abbia tagliato la corda lo rivela il governatore della provincia di Ninive, Nofal Hammadi, aggiungendo che la sconfitta definitiva dei jihadisti sunniti è imminente. «Abbiamo prove certe che l'ultima registrazione audio diffusa da al-Baghdadi lo scorso 3 novembre non sia partita da Mosul».

Nell'audio il Califfo, più che mai determinato ad animare i suoi tagliagole, li spronava a non fuggire e a resistere. Il nome di Tal Afar è saltato fuori da ambienti vicini ai servizi di Baghdad, mentre il governatore di Ninive ha invece escluso che si possa trovare a Raqqa, in Siria, dove si sono trasferiti i principali capi dell'Isis e i combattenti di nazionalità straniera. A Mosul, notizia confermata dal colonnello delle forze dell'antiterrorismo Muntadhar Salem, rimangono solo jihadisti iracheni.

Parlando in conferenza stampa dal municipio di Erbil, Hammadi ha ribadito che le forze irachene «stanno avanzando rapidamente per riconquistare i pochi quartieri che ancora restano nelle mani del Califfato. I prossimi giorni saranno caratterizzati da nuove vittorie delle forze governative e dall'insurrezione della popolazione. Proprio in queste ore stiamo per liberare l'aeroporto della città». L'obiettivo dell'operazione è avanzare nei quartieri di al Bakr e di al Qadisiyyah, dove da venerdì le forze irachene hanno innescato violenti combattimenti con i miliziani. Un centro per le emergenze intanto è stato allestito nella località di Bartella (23 km a est di Mosul). Verrà utilizzato per riportare a casa gli iracheni fuggiti e fornire assistenza medica. Ma mentre qualcuno si spinge persino a parlare di un «imminente» restauro degli edifici governativi danneggiati nella zona di Mosul, la furia jihadista non si placa e i colpi di coda della belva ferita sono a dir poco terrificanti. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhcr) ieri ha riferito che 48 civili sono stati uccisi e appesi ai lampioni dopo essere stati accusati di tradimento. I cadaveri, con indosso tute arancioni e la scritta in rosso «traditori e agenti di sicurezza iracheni», pendevano in diversi quartieri della città. I miliziani del Califfato inoltre sparano a vista a chiunque venga sorpreso a utilizzare il telefonino, in violazione del divieto imposto.

L'Unhcr ha fatto sapere di altre venti persone giustiziate a colpi di pistola alla nuca nella base militare di Ghabat, a nord di Mosul, accusati di fuga di informazioni. Nella mattanza verrebbe adoperata anche manodopera minorenne. Il ministro della Famiglia Adila Mahmoud Hussein ha parlato dell'esistenza di un video in cui si vedono bambini uccidere persone per spionaggio.

«È persino pazzesco definirli boia, stiamo parlando di ragazzini di non più di 10-12 anni».

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