Coronavirus

La musica combatte il virus dalle finestre dell'ospedale

Al "Poma" di Mantova concerti all'aperto per aiutare medici e pazienti: "Così rinasce la vita"

Il palco montato davanti all'ospedale, nello spiazzo di verde del parcheggio, è piccolo ma ha tutto, soprattutto la voglia di stupire. Basta una tastiera, la batteria e una chitarra una volta, un violoncello e una voce un'altra e l'aria, l'atmosfera, perfino la luce cambia. Possono starci solo tre persone su quel palco, come pretende il protocollo sanitario, e qui presto si farà anche teatro. Una rassegna di concerti e commedie in ospedale, anzi davanti alle finestre dell'ospedale, come nella Serenata rap di Jovanotti, per portare sollievo ai pazienti, per ringraziare medici e paramedici impegnati nell'emergenza al «Carlo Poma» di Mantova, nuova frontiera della speranza, quella della terapia al plasma iperimmune del dottor Giuseppe Di Donno, killer prossimo futuro del Covid-19.

Maurizio Cantore è il direttore dell'Oncologia ed è un veterano della musica. Quindici anni fa, insieme a Andrea Mambrini, direttore sempre di Oncologia, ma a Massa-Carrara, ha fondato «Donatori di Musica», una scommessa che sembrava impossibile da vincere: portare la musica in corsia, gli artisti tra i malati, i sorrisi tra la sofferenza. Il risultato: mille concerti organizzati, con nomi che vanno da Bocelli a Gino Paoli, da Renzo Arbore e Fiorella Mannoia, e un'esperienza esportata in sedici ospedali italiani e negli Stati Uniti. Adesso la musica affacciata al balcone per consolare e ricominciare: «È la prima iniziativa che viene fatta in Europa - spiega Cantore, bolognese, 63 anni, figlio e padre di medico, sposato con una pediatra, che combatte tumori da 31 anni - la prima manifestazione dal vivo della fase 2, fatta simbolicamente davanti a dove si è spenta la vita e dove la vita ricomincia». L'ha chiamata, appunto, «Affacciati alla finestra» e ha un calendario «che inizia con l'esibizione di artisti mantovani, prosegue con quelli lombardi e arriva alle star nazionali» che per ora non vuole anticipare, ma visti i precedenti promette molto. Da quando è partito tutto in ospedale succedono cose strane: «Pazienti che si mettono a ballare in corsia, autisti del pulman che si fermano per ringraziare» e i malati non sono i soli a commuoversi: «Le facce dei musicisti sono imbarazzate dal piacere, dall'orgoglio di esserci. Per loro è emozionante quasi più che per i pazienti». Ha anche un'altra idea: «Si chiama Donatore di musica solo per te dove è il malato che adotta il musicista. Gli chiediamo: cosa vuoi che si dica al musicista di te per ispirarlo? Una ha detto sono una mamma, un'altra mi interesso d'arte, un'altra ancora mi è sempre piaciuta la musica leggera ma sono curiosa di conoscere quella classica. Così il musicista e il paziente si organizzano: tre concerti di trenta, quaranta minuti via web solo per loro. Un'iniziativa comunque che continuerà anche passata l'emergenza».

Racconta i momenti difficili dell'ospedale: «I nostri malati oncologici ed ematologici sono stati preservati attraverso quella che chiamiamo una linea pulita: non abbiamo interrotto nessun tipo di terapia, abbiamo soltanto modificato i controlli di follow up rendendoli consulti telefonici, perché molti avevano paura di venire in ospedale». Anche se il nosocomio ha cambiato faccia: «Le camere operatorie sono state chiuse quasi tutte e l'intero ospedale tranne oncologia trasformato in reparto Covid». Ha una sua morale:: «Dobbiamo vivere quello che ci capita come occasione per imparare. Spero che le persone capiscano che la vita è un soffio. Meglio viverla attraverso la bellezza parlando con toni più bassi, dicendo parole più dolci».

Parole e musica.

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