Napoli Hanno messo a ferro e fuoco la città che dicono di amare, i sedicenti antifascisti in camicia nera. È scoppiata la guerriglia, ieri a Napoli, in occasione della contestatissima visita di Matteo Salvini in città. Un epilogo scontato, frutto dell'escalation di violenza verbale che ha caratterizzato non solo il sindaco Luigi de Magistris (vedi pezzo a fianco) ma i suoi stessi alleati, i gruppi movimentisti dell'area antagonista, i neoborbonici e addirittura artisti e musicisti. Tutti insieme, da settantadue ore, a soffiare sul fuoco della protesta. Alla fine, l'incendio è divampato.
Il bilancio è ancora provvisorio. Finora sono quattro gli aderenti ai centri sociali fermati mentre lanciavano pietre e altri oggetti contro le forze dell'ordine schierate nel quartiere di Fuorigrotta, dove si trova il PalaCongressi che ha ospitato la convention. Proprio la location scelta dai simpatizzanti di Matteo ha creato l'ultimo incidente con i violenti contestatori. In un primo momento, infatti, l'ente fieristico aveva accettato la prenotazione della sala per il comizio del leader leghista salvo poi cambiare idea, probabilmente per le pressioni subite dal primo cittadino, e annullare il tutto. Solo l'intervento del ministro dell'Interno Marco Minniti, che ha imposto alla Prefettura di «requisire» per motivi di ordine pubblico l'area, ha permesso a Salvini di tenere l'evento laddove inizialmente programmato.
Torniamo agli scontri: due membri dei centri sociali sono stati bloccati prima dell'inizio delle violenze, perché trovati in possesso di oggetti contundenti. Altri due, invece, sono stati presi durante gli incidenti. Il grosso dei manifestanti violenti è stato disperso con cariche di alleggerimento da parte di polizia e carabinieri che, però, hanno dovuto subire un ritorno di fiamma poco dopo l'uscita degli spettatori dal PalaCongressi. E malgrado la stretta rete di controlli, un piccolo gruppetto di incappucciati, tra la Mostra d'Oltremare e lo Stadio San Paolo, ha seminato il panico tra i residenti. Fino alla tarda serata, un drappello di manifestanti si è accampato davanti alla Questura, in Via Medina, chiedendo a gran voce la liberazione dei fermati.
La zona di Via Giulio Cesare, una delle arterie più trafficate del rione, è stata completamente devastata. I commercianti hanno abbassato le saracinesche con la gente, terrorizzata, che chiedeva rifugio. Nell'area della protesta, tra lanci di lacrimogeni e sassi, sono state distrutte autovetture, incendiati e ribaltati in strada i cassonetti dei rifiuti, divelti segnali stradali mentre sono comparse scritte contro la polizia e il fascismo. Il lancio di lacrimogeni e la densa coltre di fumo hanno reso l'aria irrespirabile. Fuorigrotta, per tre ore circa, è rimasta ostaggio della violenza.
Scene da guerriglia che ricordano dice a Il Giornale un esperto di ordine pubblico le tecniche di assalto dei No Global e dei Black bloc durante il G8 di Genova, nel 2001. Mentre il corteo di protesta marciava (il sindaco, a differenza di quanto annunciato non c'era; ma erano presenti la moglie del primo cittadino, Mariateresa Dolce, che faceva parte di una delegazione di «Dema», gli assessori comunali Ciro Borriello, Alessandra Clemente, Roberta Gaeta, Annamaria Palmieri e il presidente del Consiglio comunale Sandro Fucito) i poliziotti sono stati accerchiati da gruppetti di «vietcong» dei centri sociali che in alcuni casi sono riusciti addirittura ad arrivare al corpo a corpo. L'uso di idranti e l'arrivo dei rinforzi ha evitato il peggio. In ogni caso, la Questura ha comunicato in tarda serata che sono sedici gli agenti feriti. Durante lo scontro tra manifestanti incappucciati e con il volto coperto e le forze dell'ordine, nei pressi della Mostra d'Oltremare, una molotov ha colpito un cellulare dei carabinieri e provocato un principio di incendio.
«Solidarietà ai poliziotti, ai carabinieri e a tutte le forze dell'ordine che a Napoli garantiscono l'esercizio delle libertà democratiche», ha detto il governatore lumbard Roberto Maroni. Contro de Magistris anche il consigliere regionale Francesco Moxedano, suo ex assessore in quota Italia dei Valori. «Quanto successo a Napoli è colpa dell'irresponsabilità istituzionale, in quanto è inammissibile che la giunta de Magistris non si mostri fermamente contraria a questo tipo di comportamenti».
«Black bloc e violenti in genere e leghisti sono due facce della stessa medaglia, hanno rovinato una manifestazione che voleva e doveva essere pacifica», ha detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, la cui delegazione ha abbandonato il corteo.
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