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Napolitano, Prodi e gli ex dem Il Professore sogna un nuovo Ulivo

Le manovre per favorire l'asse tra Pisapia e bersaniani

Napolitano, Prodi e gli ex dem Il Professore sogna un nuovo Ulivo

Roma Un passo avanti, due indietro. E se si ritorna al punto di partenza, poco male. Nel gioco dell'oca della sinistra fuori dal Pd, tutte le pedine fanno rotta verso la casella Ulivo. Tira aria di remake, e a lanciare i dadi potrebbe essere l'uomo che occupa storicamente il centro del tavolo. Il nuovo attivismo di Romano Prodi è sotto gli occhi di tutti. Il Professore si fa intervistare, va in televisione e strizza l'occhio ai partiti che hanno rotto con Matteo Renzi. Con Giuliano Pisapia, impegnato nella costruzione del suo Campo progressista, si incontreranno nei prossimi giorni. I contatti sono continui, la stima reciproca è nota. Prodi disapprova la corsa alle urne, al pari di Enrico Letta e Giorgio Napolitano, e rifiuta ogni ipotesi di patto con Forza Italia. Attorno a Renzi rischia così di saldarsi una pericolosa alleanza, tutta a vantaggio dell'ex sindaco di Milano.

Chi conosce Prodi racconta che il vecchio leader si sente di nuovo in palla. Complice il ritorno in grande stile di Berlusconi, il due volte presidente del Consiglio non ha intenzione di abbandonare la scena. A maggior ragione se dopo il voto il Pd dovesse mettersi d'accordo con Fi. In quel caso, come ha detto più volte, il suo addio ai democratici sarebbe inevitabile. Marco Furfaro, ex Sel molto vicino a Pisapia, assicura: «Prodi condivide la nostra preoccupazione di fronte a un Pd che si sposta a destra. Nel nostro progetto c'è posto anche per lui».

Prodi entrerebbe in Campo progressista solo in qualità di padre nobile, senza assumere ruoli operativi. Almeno per ora. A sinistra, secondo il Professore, c'è un vuoto di autorevolezza. Le prese di distanza pubbliche da Renzi non sono un caso, e si sommano alle critiche espresse da altri pezzi da novanta del vecchio Pd. Veltroni, Bindi e Parisi criticano le larghe intese. Letta dice no al voto a settembre. Le parole più pesanti sono però arrivate da Napolitano, che ha accusato i principali leader di forzare il ritorno alle urne per convenienza personale.

Prodi si tiene pronto a ogni evenienza. In caso di emergenze o crisi improvvise, lui c'è. Mdp accoglierebbe Prodi a braccia aperte. Dice il deputato Nico Stumpo: «L'inventore del centrosinistra è il benvenuto. Bisogna stare attenti a non tirarlo per la giacca, anche perché non lo permetterebbe a nessuno». Poi però aggiunge: «Il nostro destino elettorale non dipende da lui. Anche senza il suo appoggio, supereremmo ogni sbarramento». Meno entusiasmo arriva invece da Sinistra italiana. «Serve il contributo di tutti, ma non ci interessano le figurine. Bisogna mettere a punto un programma di radicale discontinuità con questi ultimi anni», taglia corto il segretario Nicola Fratoianni.

La road map della sinistra passa per l'assemblea convocata a Roma il prossimo 18 giugno da Tomaso Montanari e Anna Falcone. Ci saranno i movimenti che sostennero il No al referendum costituzionale del 4 dicembre e i partiti a sinistra del Pd. In quella sede Mdp e Sinistra italiana dovranno fare il punto sulle alleanze. Il listone tra bersaniani e Campo progressista pare cosa fatta, e si cerca di far salire a bordo più gente possibile. Il nuovo polo vedrà la luce con o senza gli ex sodali di Nichi Vendola. Il battesimo è fissato per il primo luglio, data della convention già organizzata da Pisapia sempre nella Capitale.

Prodi dovrà scegliere: rimanere quieto nella sua «tenda canadese» piantata vicino al Pd o raccogliere armi e bagagli per partire verso nuove avventure.

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