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Nasce "Fino a prova contraria", il partito anti-pm

La fondatrice è la giornalista e scrittrice Annalisa Chirico

Nasce "Fino a prova contraria", il partito anti-pm

“Siamo più vicini all'ambasciata americana, piuttosto che a Matteo Renzi”. Annalisa Chirico, presidente del nuovo movimento "Fino a prova contraria", intervistata da Lettera43.it, promette battaglia nei confronti della magistratura e del numero uno Pier Camillo Davigo. L’autrice del libro Siamo tutti puttane sul sito del movimento si chiede: “Quale immagine della magistratura avremmo consegnato ai cittadini se le utenze telefoniche dei capi corrente fossero state intercettate nei giorni precedenti alle elezioni dell’Anm o nel pieno degli accordi per presidenza e incarichi vari?”.

Il suo movimento ha tra i consiglieri del direttivo anche Patrizio Donnini di Dotmedia, storico spin doctor del premier e tutt'ora comunicatore della Leopolda. Ed è noto anche che la Chirico e il compagno Chicco Testa siano amici di Marco Carrai, l’amico di Renzi in corsa per un posto per l'agenzia di cybersecurity a Palazzo Chigi.
Ma tra i consiglieri ci sono anche non renziani come Edward Luttwak, il politologo americano erede di Michael Leeden in Italia, o il magistrato Piero Tony di Magistratura Democratica, spesso critico con i pm sulle colonne del Foglio. “Se fossimo organici al governo me ne sarei accorta, noi vogliamo essere di stimolo”, spiega la Chirico che sulle intercettazioni è molto chiara: sono “un reato che va perseguito”.

E proprio su questo tema dice: “Quando ho letto che il premier ha detto di non voler toccare la riforma dell'intercettazioni mi sono cadute le braccia”. Per la Chirico serve “una giustizia più efficiente”, perché l'Italia è “un Paese che non ha un sistema giudiziario affidabile è un Paese che rischia di perdere gli investitori esteri”.

Sul sito c'è la possibilità di diventare attivisti come Titta Madìa, avvocato, storico legale dell'ex capo del Sismi Niccolò Pollari, che sul sito di 'Fino a prova contraria’ scrive: “I magistrati sono, spesso, dei veri ‘fancazzisti’, nel senso che alcuni lavorano e molto, i più fanno il minimo necessario per giustificare il loro non insignificante stipendio”.

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