Nato unita e niente 2% del Pil in spese militari. "Ecco i successi dell'Italia al vertice di Vilnius"

Audizione di Tajani e Crosetto alle commissioni riunite Difesa ed Esteri

Nato unita e niente 2% del Pil in spese militari. "Ecco i successi dell'Italia al vertice di Vilnius"
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Una Nato unita, e un'Italia che ha saputo modulare le richieste di spesa, ottenendo un «no» all'obbligo di un vincolo, per le spese militari, al 2 per cento del Pil. Questi due tra i punti sottolineati dai ministri di Esteri e Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto, nell'audizione di ieri alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato sul vertice Nato della scorsa settimana a Vilnius. Tajani, nel suo intervento, ha rimarcato come l'obiettivo più rilevante raggiunto dal vertice sia stato «consolidare l'immagine di un'Alleanza unita a fronte degli sconvolgimenti della sicurezza in Europa», rimarcando come la coesione tra i Paesi del Patto Atlantico sia stata «l'arma più efficace» messa in campo nel sostegno dato all'Ucraina dopo l'aggressione russa. Il titolare della Farnesina ha anche ricordato che l'iter per l'ingresso di Kiev nella Nato è di fatto già iniziato, e anche se il processo non potrà concludersi «certamente durante la guerra in corso», il comunicato finale del vertice segna un «concreto avanzamento», anche perché è la guerra, osserva Tajani, che «ha impresso una drammatica accelerazione», mentre il «salto di qualità» è la nascita del «consiglio Nato-Ucraina» nel quale «Kiev siede alla pari con gli alleati». Di certo, ha proseguito Tajani, la dichiarazione congiunta sottoscritta dall'Italia con gli altri Paesi del G7 conferma «non solo il sostegno militare necessario a respingere l'aggressione russa, ma anche quello finanziario, attraverso lo sviluppo dell'industria della difesa e l'assistenza alle riforme per modernizzare il Paese». A parte la questione ucraina, Tajani ha anche rivendicato all'Italia il merito di aver messo al centro del dibattito del vertice di Vilnius «la questione della stabilità delle regioni a sud del Mediterraneo, come Tunisia, Libia, Sahel, Corno d'Africa, risalendo fino al Medio Oriente», sottolineando come «la sicurezza del vicinato meridionale della Nato» sia «essenziale per la sicurezza dell'Alleanza».

Crosetto, in audizione, ha ricordato come i piani nazionali per la spesa della difesa prevedono che l'Italia raggiungerà come investimenti nel settore nel 2023 la quota dell'1,46 del Pil. Che rende evidente come «siamo molto lontani dal 2 per cento», quota che per la Nato gli alleati dovrebbero investire «con continuità» e «parametro che in futuro sarà la base di partenza per le esigenze dell'Alleanza». Sono 11 i Paesi che raggiungeranno la soglia quest'anno, e diventeranno 19 nel 2024, ha proseguito il ministro della Difesa, ricordando che l'Italia, al momento 24esima tra i Paesi Nato «in una ipotetica graduatoria», può ascriversi il merito di aver impedito «la richiesta di molti alleati della Nato di porre la spesa del 2 per cento del Pil come un obbligo», mentre «nel comunicato finale si parla di impegno a spendere il 2 per cento, senza obblighi temporali».

«Sono stato il primo ministro del nostro Paese a parlare delle difficoltà, collegate al bilancio, di raggiungere l'obiettivo del 2 per cento - ha concluso Crosetto -. Per la prima volta questo governo ha fatto un'operazione di chiarezza sulla possibilità di dare il suo contributo».

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