Roma - Non c'è pace per le toghe. Anche l'ultimo passo indietro eccellente, motivato con «ragioni personali», era in realtà obbligato. E imbarazzante. È quello di Andrea Nocera, voluto dal Guardasigilli Alfonso Bonafede come capo degli 007 di via Arenula al momento del suo insediamento, che si è dimesso alla fine della scorsa settimana dopo aver saputo di essere indagato a Napoli. L'accusa, per lui, è pesante: corruzione. Reato, secondo i pm napoletani Giuseppe Cimmarotta e Henry John Woodcock, commesso In concorso con due armatori, l'ischitano Salvatore Lauro, in passato parlamentare con Fi, e il sorrentino Salvatore Di Leva, capo della Alilauro Gruson e conoscente di vecchia data di Nocera. Per i pm l'ormai ex capo degli 007 di via Arenula avrebbe passato informazioni su una indagine che riguardava Lauro, ricevendo in cambio biglietti per gli aliscafi della Alilauro tra Napoli e Capri (e ritorno), isola dove il magistrato ha una casa, oltre al rimessaggio e alla manutenzione del suo gommone di oltre otto metri in un cantiere di Di Leva. Teatro dell'accordo illecito sarebbe stato un incontro organizzato da Di Leva, alla presenza di Lauro e di un commercialista. A essere già sotto indagine per una storia di concessioni a Castellammare di Stabia, e dunque con il cellulare sotto controllo, era Di Leva, e così gli inquirenti, ascoltando l'imprenditore, hanno appreso dei termini di quell'incontro, indagando tutti per corruzione.
Un'altra tegola, l'ennesima, per la magistratura. E non l'ultima. Visto che, da quelle intercettazioni, sarebbe emerso anche il coinvolgimento di un'altra toga in servizio a Napoli, della cui posizione ora si sta occupando, per competenza territoriale, la procura di Roma, tanto che giovedì scorso Di Leva è stato ascoltato congiuntamente da Woodcock e Cimmarotta e dai colleghi romani Paolo Ielo e Lia Affinito.
Il passo indietro di Nocera, chiesto da Bonafede appena il ministro è stato informato dell'indagine a suo carico e subito accettato dall'ex capo degli 007, è il tentativo di evitare altre velenose polemiche per la giustizia in Italia, in un anno aperto dagli arresti in Puglia (l'ex gip Michele Nardi e l'ex pm tranese Antonio Savasta), passato poi per la terribile bufera che si è abbattuta sul Csm - e che vede l'ex presidente Luca Palamara indagato per corruzione a Perugia - e per la storiaccia degli affidi di Bibbiano, con le nubi che hanno coperto anche il tribunale dei minori di Bologna.
E proprio sullo scandalo del Csm e sui giudici minorili collegati alla vicenda di Bibbiano, Nocera scelto e voluto da Bonafede - aveva detto la sua in qualità di capo degli ispettori. Tra le oltre cento azioni disciplinari e i 42 accertamenti preliminari istruiti dal magistrato che era divenuto il braccio operativo del ministro della Giustizia c'erano, naturalmente, anche queste due vicende. Era stato lui, il 3 luglio, a guidare i suoi 007 prima dai magistrati minorili a Bologna e poi in procura a Reggio Emilia.
E proprio gli inquilini di quel tribunale, come pure lo stesso numero uno di Palazzo dei Marescialli, sono considerati tra gli «inquisiti» più eccellenti dell'ex capo degli ispettori del Guardasigilli. Un magistrato stimato e apprezzato da tutti. Finito, suo malgrado e in attesa di chiarire la sua posizione nella vicenda, ad allungare l'elenco delle magagne nell'annus horribilis della magistratura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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