Nel borgo di 197 abitanti ospitati 900 profughi

Il caso assurdo di Conetta dove gli abitanti sono costretti a vivere nella paura e nel degrado

Nel borgo di 197 abitanti ospitati 900 profughi

Serenella Bettin

C'è un minuscolo borgo dove vivono 197 residenti e 900 immigrati. Se si potesse definire Conetta, frazione di Cona, nel Veneziano, si potrebbe dirla così: una distesa infinita di campi, 197 abitanti e un'ex base militare con 900 richiedenti asilo ospitati. Anzi stipati.

Arriviamo a Conetta sotto il sole cocente, attorno alla ex struttura militare non c'è anima viva, non una casa, non una strada asfaltata; solo due auto, la nostra e un'altra che aspetta di entrare nel campo. I cancelli si aprono come a scandire il tempo che lì sembra essersi fermato. Quando si chiudono si ode solo un tonfo secco che fa vibrare il filo spinato che circonda la base. Appena gli immigrati ci vedono, ci vengono incontro, ma a noi è proibito entrare. Li incontriamo sul retro. I richiedenti asilo protestano perché il mangiare non è buono «pasta e riso every day ci ripetono pasta e riso every day pasta e riso ogni giorno». Protestano perché non hanno i documenti. Il processo per i documenti è veramente, veramente lento», dicono in inglese.

Qualcuno è qui da dieci mesi, fino a luglio gli immigrati erano 700 ma in questi giorni, visti i nuovi arrivi, stanno toccando le 900 unità. Ci mostrano qualche foto: sporcizia, persone ammassate sui letti, gente in coda per il cibo e fino a qualche tempo fa anche i serpenti. In questi mesi i profughi ospitati in quella bomba a orologeria hanno fatto proteste, sono usciti in strada, bloccandola. A gennaio oltre 200 migranti erano evasi dalla base marciando in strada e protestando contro l'affollamento e le condizioni della struttura. L'ultima protesta martedì scorso alle 7.30 quando cinquanta profughi si sono inoltrati fino all'imbocco della strada principale. Subito è stato attivato il protocollo sicurezza per questioni di ordine pubblico. I residenti da mesi vivono nella paura. Ma le proteste che si sono succedute nel campo, sono state anche vere e proprie risse tra etnie. Il Giornale il 3 luglio aveva pubblicato in esclusiva le foto dello scontro tra i rifugiati. Una lotta con bastoni e coltelli tra cristiani e musulmani. In sei erano finiti in ospedale, coperti dal sangue, con le teste fracassate, i tagli sulle mani e intorno alle orecchie. Voci raccontano che i nigeriani cristiani se la fossero presa con i pachistani e gli afghani musulmani e che li avessero massacrati. di botte.

La struttura è affollata e dentro, almeno fino a pochi mesi fa, sarebbero circolate armi comprate in paese. La situazione è preoccupante. E ora, forse, anche il Partito democratico sembra ripensarci. Come riporta Il Gazzettino, la parlamentare del Pd, Sara Moretto ha scritto una lettera a Federico Gelli, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema accoglienza, identificazione ed espulsione, perché venga sentito al più presto il prefetto Domenico Cuttaia.

Insomma il caso Conetta finisce in Parlamento. «La situazione rischia di degenerare da un momento all'altro e va affrontata con assoluta celerità», scrive la Moretto. Una situazione, però, che non rischia di scoppiare. È già scoppiata.

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