Nel mirino la Vigilanza: ok alla partita in piazza con tre vie di fuga chiuse

La procura di Torino indaga sulla Commissione che ha dato il via libera. Le responsabilità del Comune

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Dal nostro inviato a Torino

Chissà se Maurizio Montagnese, presidente di Turismo Torino, in questi giorni ha ripensato a quel suo post infausto del 31 maggio, «le barriere vanno superate». Tre giorni dopo, in piazza San Carlo, le barriere non sono state superate ma travolte da una folla in preda al terrore. E proprio a Turismo Torino - e quindi a lui, Montagnese, manager di Intesa Sanpaolo prestato all'ente pubblico - il sindaco Chiara Appendino ha cercato subito di lasciare il cerino delle responsabilità per il disastro della sera di Juventus-Real Madrid. L'evento era gestito da Turismo Torino, ha detto subito il sindaco.

Da sabato sera, Montagnese non risponde alle telefonate: scelta insolita per il manager di un ente pubblico ma comprensibile vista la delicatezza della situazione. L'inchiesta coordinata dal procuratore Armando Spataro è ancora rubricata a carico di ignoti e appare destinata a restarlo abbastanza a lungo: almeno fino a quando la prima ondata di accertamenti tecnici non aiuterà a delimitare la rosa dei responsabili.

Turismo Torino è inevitabilmente nel mirino, e questo spiega la riservatezza di Montagnese. Ma tra le responsabilità che la Procura sta vagliando ce ne sono anche di ben più elevate. Ieri si apprende che tra gli organismi sotto tiro c'è la Commissione di vigilanza, che dopo un sopralluogo in piazza San Carlo nella mattinata di sabato avrebbe autorizzato Turismo Torino a svolgere l'evento. Eppure poche ore dopo la situazione è quella che ieri il consigliere comunale Gianna Gancia descrive così: «Ho vietato a mio figlio di rimanere lì a guardare la partita, perché era evidente che in quella piazza in balia di se stessa poteva accadere qualsiasi cosa». Ma per la Commissione era tutto ok, compreso il megaschermo messo a ostruire tre vie d'uscita.

Il problema è che della Commissione di vigilanza fanno parte anche il Comune, la prefettura e la questura. E quindi l'indagine torna nuovamente a vagliare anche il ruolo del Comune, già chiamato in causa per l'assenza di divieti espliciti per gli alcolici in bottiglia di vetro nella zona e negli orari dell'evento. Non sarà facile, per la Procura, districarsi nella ridda di scaricabarili di cui già si colgono le avvisaglie. Accertare quale evento abbia scatenato il fuggi fuggi è diventato quasi irrilevante. L'impressione maturata finora dagli inquirenti è che l'allarme ingiustificato non avrebbe avuto conseguenze così devastanti se le vie d'uscita fossero state tenute sgombre, e se i divieti di alcolici - indicati espressamente nella circolare del capo della polizia di due giorni prima - fossero stati emanati e fatti rispettare.È sui colpevoli di queste due omissioni che, esaurita la fase delle testimonianze e delle perizie, si concentrerà l'inchiesta.

Cruciali, per la sorte dell'inchiesta e dei futuri indagati, sono gli esiti delle cure che vengono prestate ai feriti in condizioni peggiori. Kelvin, il ragazzino, sta meglio, si è svegliato e respira autonomamente; la 26enne ricoverata alle Molinette per trauma toracico è ancora tenuta in coma farmacologico; a destare le preoccupazioni maggiori sono le condizioni della donna di 63 anni, anch'essa in rianimazione alle Molinette, portata ieri d'urgenza in sala operatoria per un intervento alla spina dorsale che aveva dato improvvisi segnali di cedimento.

Se questi o altri pazienti riportassero conseguenze permanenti il reato di lesioni gravissime porterebbe la pena fino a due anni. Pena severa, ma non severissima di fronte alle immagini impressionanti di sabato sera. E anche tenendo conto delle migliaia di altre vittime, la pena per i responsabili non potrebbe superare i cinque anni.

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