Nella terra abitata dagli orchi i bimbi sono la fortuna dei padri

A Caivano sei minori su dieci incassano un assegno di invalidità vitale per le famiglie. E sono stati anche gli unici a rompere l'omertà

Nella terra abitata dagli orchi i bimbi sono la fortuna dei padri

All'inizio della strada che porta al «palazzo dell'orrore», un cartello: «Benvenuti al Parco Verde (Comune di Caivano)». Proprio sotto la parola «Benvenuti» ci sono due buchi: sono due fori di proiettili. Forse sparati dalla stessa pistola che una preside ha trovato nel cortile della sua scuola. Pistole e siringhe, qui, sono la quotidianità. Almeno lo erano fino alla settima scorsa, quando si è scoperto che questa è anche terra di pedofili. Nel Parco Verde (che di verde non ha nulla) sorge anche una chiesa con pomodori contaminati al posto dei fiori e un altare con le immagini delle «giovani vittime del terreno», al posto delle immagini dei santi. Triste lascito della Terra dei fuochi. É la parrocchia di San Paolo Apostolo, guidata da don Maurizio Patriciello. La statua della Madonna è 24 chilometri da Napoli. Ma a pochi metri dall'inferno. Una dannazione di cemento che ha la forma di un cilindro alto 8 piani. È da qui che in tra il 27 aprile 2013 e il 24 giugno 2014 sono stati gettati dalle finestre due bambini, come fossero sacchetti di spazzatura: il «sacchetto azzurro» di Antonio Giglio, 4 anni; e il «sacchetto rosa» di Fortuna Loffredo, 6 anni. Il tutto tra l'omertà virulenta del «palazzo maledetto». Un grumo di decine di anime. Ma prive di anima. Un condominio popolato non da uomini e donne, da padri e madri, ma da scimmie che non vedono, non sentono e non parlano. Un gorgo anaffettivo. Che risucchia i sentimenti. Compresi i più sacri: quelli verso i bambini. Questo è un mondo che gira al contrario: qui sono i piccoli che fanno da fonte di sostentamento per i grandi. Pare assurdo, ma è così: a Caivano il 60 per cento dei minori risulta infatti con «deficit di apprendimento», patologia che garantisce un assegno minimo che serve a integrare il bilancio di famiglia. Al resto provvede la camorra con stipendi proporzionati alle prestazioni garantite dai suoi «impiegati», che da queste parti sono un po' tutti: ragazzi, adulti, uomini e donne.

Lungo la frontiera secca del degrado si muove un prete anomalo. Molto mediatico. Assai «politico». Si chiama Maurizio Patriciello. Personaggio che odi o ami. E al Parco Verde lo amano in tanti. Perché questo sacerdote punta l'indice contro i giornalisti. La nostra colpa? «Infangare - secondo lui - la brava gente» del Parco Verde. La stessa «brava gente» che chiude gli occhi mentre figli e nipoti vengono stuprati dall'orco della porta accanto. A furia di frequentare la Terra dei fuochi, qualcosa nel cervello di don Maurizio, forse, è andato in fumo. A cominciare dal buon senso. Ne sono coscienti anche i suoi stessi parrocchiani. «Il "don" è un mito, un eroe, ma oggi deve avere il coraggio di dire che qui c'è tanta feccia», si sfoga un ex detenuto che qui ora gestisce un campo di calcetto. La pensa così anche una volontaria della Caritas che porta cibo e abiti ai più bisognosi: «Qui c'è tanta disoccupazione anche perché il lavoro lo cercano in pochi...». Si vive nell'ozio, sempre col telefonino in mano e con brutti pensieri nella testa. A scuola c'è l'indice di assenteismo più alto d'Europa. In compenso davanti ai pusher c'è la fila. Giovani sbandati che diventano adulti criminali. Salvarsi, qui, è un miracolo. Più facile sprofondare. La gente del posto attacca con durezza le «istituzioni che latitano», ma non denuncia con altrettanta forza che i padri che abusano dei figli e le madri che girano la faccia dall'altra parte meritano l'ergastolo da vivi e la dannazione eterna da morti. Perché la «società» avrà pure le sue colpe, ma la responsabilità dei reati è sempre personale.

Qui gli unici a ribellarsi all'omertà degli adulti sono stati i bambini. Eccolo tornare, il mondo alla rovescia. Dove i piccoli educano i grandi. Insegnando loro (almeno provandoci) a schierarsi dalla parte del bene, scomunicando il male.

Ma a Caivano si finge di non capirlo, preferendo indossare i facili panni dei Don Chisciotte di strada: «Restiamo accanto a chi vorrebbe scappare via da un quartiere dimenticato dallo Stato ma non può permetterselo; restiamo accanto a chi merita di non essere ulteriormente infangato». Che - tradotto - significa, un po', anche restare a fianco dei delinquenti. Compresi pedofili e assassini.

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