Il governo balla sulla data del voto. Non c'è intesa per l'election day. Ieri l'accordo sembrava a un passo: consultazioni elettorali fissate il 20 e 21 settembre. «Governo e Regioni sono addivenuti ad un accordo sullo svolgimento delle elezioni il 20-21 settembre» annuncia il sottosegretario all'Interno Achille Variati durante la seduta della Commissione Affari costituzionali della Camera chiamata ad esaminare il decreto sul rinvio delle elezioni in autunno. Passano poche ore. E il patto salta. Il decreto per il rinvio dovrebbe arrivare in Aula questa mattina, ma il presidente della Commissione Giuseppe Brescia ha chiesto al presidente della Camera Roberto Fico ulteriori 24 ore di tempo, durante le quali si lavorerà ad un accordo, dopo che l'esecutivo aveva indicato il 20 settembre e il centrodestra aveva manifestato la propria opposizione, chiedendo lo slittamento almeno al 27 settembre. Fdi spiega: «Prima sarebbe una forzatura e metterebbe in difficoltà il turismo». La Commissione tornerà a riunirsi questa mattina. Contrari al 20 anche i grillini.
«Ma vi sembra giusto andare a votare il 20 settembre? Così si rallenta la ripresa e si danneggia il turismo, uno dei settori più colpiti dal coronavirus. Ancora una volta si fa prevalere l'interesse del Palazzo su quello dei cittadini» attacca su Twitter il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani. Gli azzurri hanno proposto una data tra il 4 ottobre e il 15 novembre, ma l'orientamento del governo è confermare il 20: «Bisogna riconoscere le concrete aperture della maggioranza alla luce del dibattito in commissione. Rinviamo il voto sugli emendamenti a domani semplicemente per evitare sovrapposizioni con i lavori dell'aula e sedute in notturna. La data del 20 settembre è un ottimo punto di mediazione a cui si è lavorato in questi giorni. Tiene conto delle esigenze rappresentate dal governo e dai gruppi. Tuteliamo la salute dei cittadini e il sereno svolgimento della campagna elettorale» spiega il presidente della commissione Affari istituzionali Brescia. Le Regioni insorgono: «Non c'è stato alcun accordo formale.
Avevano indicato ufficialmente altre date: il 26 luglio, il 6 settembre o al massimo il 13 settembre. Il 20 settembre non era ricompresa tra quelle indicate» - commentano presidente e il vicepresidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e Giovanni Toti.
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