Theresa May resta in sella, per un pugno di voti. Dopo la pesantissima sconfitta sulla Brexit, la premier britannica è sopravvissuta ieri anche alla seconda mozione di sfiducia richiesta nei suoi confronti nel giro di due mesi. Dopo un dibattito estenuante, durato l'intero pomeriggio, Jeremy Corbyn non è riuscito a monetizzare il vantaggio offertogli su un piatto d'argento dall'ultima debacle governativa. Le sue dichiarazioni, che invitavano May a «fare la cosa giusta e a dimettersi» non hanno avuto l'effetto sperato. Al Parlamento l'intesa raggiunta sulla Brexit non piace per nulla, ma un nuovo governo guidato da Corbyn evidentemente convince ancora meno.
Così, alla fine, molti parlamentari che avevano bocciato l'accordo come i Democratici unionisti hanno invece deciso di sostenere May ancora una volta, garantendole l'ennesima possibilità con 325 a suo favore contro 306. Corbyn mastica amaro e promette altre mozioni di no confidence perché quello che vuole veramente sono nuove elezioni. «La legge che fissa i termini elettorali del mandato di governo non ha mai sottointeso un appoggio a un governo-zombie ha dichiarato il primo ministro ha ormai perso il controllo e ha subito una sconfitta storica ed umiliante». Dal canto suo May ha sempre ripetuto di non aver alcuna intenzione di farsi da parte. «Indire nuove elezioni non è nell'interesse del Paese ha replicato a Corbyn ed estendere l'articolo 50 per consentirle significherebbe ritardare la Brexit per chissà quanto tempo». May ha anche ricordato che è stato il Parlamento a dare la parola sulla questione al popolo e ora «il governo deve finire il lavoro». E lei è pronta a farlo. «È mia intenzione onorare la solenne promessa fatta al popolo britannico e attuare la Brexit ha dichiarato ieri immediatamente dopo il voto e intendo iniziare i colloqui con i leader dei singoli partiti già questa sera (ieri sera, ndr). Lunedì tornerò in Parlamento per illustrare i nostri prossimi passi». «L'approccio del governo è di tenere questi incontri in uno spirito costruttivo e invito gli altri a fare la stessa cosa, ma dobbiamo trovare soluzioni che siano negoziabili e che abbiano il sostegno sufficiente in questa Camera». Secca la replica di Jeremy Corbyn. «Prima di iniziare qualsiasi discussione costruttiva il primo ministro e il suo governo devono escludere, una volta per tutti, la prospettiva catastrofica di un'uscita dalla Ue senza accordo che trascinerebbe il Paese nel caos».
Intanto anche l'Unione Europea comincia a far pressione, chiedendo al Regno Unito di venire a Bruxells per spiegare che cosa intende fare nel futuro. La posizione europea rimane comunque la stessa, le trattative non si riaprono, se il governo inglese ha dei problemi a casa propria, è li che deve risolverli. Sembra essere desiderio comune scongiurare il rischio di un'uscita senza accordo e qualcuno spera ancora che gli inglesi possano tornare sui propri passi, anche se May ha sempre escluso questa possibilità. Ma ad auspicarlo, senza giri di parole, è stato il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, in un tweet scritto immediatamente dopo la sconfitta in parlamento.
«Se un'intesa è impossibile ha detto alludendo chiaramente all'azzeramento di Brexit e nessuno vuole un accordo allora perché non avere finalmente il coraggio di dire qual e' l'unica soluzione positiva possibile?». La situazione rimane quindi incerta e stagnante. L'unica a reagire bene, per il momento, è la sterlina che, a sorpresa, dopo la sconfitta di martedì sera, ha segnato un rialzo di quasi un punto percentuale.
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