Nikky Haley, volto Usa che rivoluzionerà l'Onu

Nikky Haley, volto Usa che rivoluzionerà l'Onu

È venuto all'inizio da una bella signora di origine indiana il segnale che l'Onu sarà per il governo americano di Trump un banco di prova politico rivoluzionario. L'Onu forse non sarà più quel coacervo di ingiustizie e ignavia per cui le persone ragionevoli si disperano, in solitudine, per la prepotenza, l'ignavia e l'irragionevolezza della maggiore assemblea internazionale del mondo. La nuova ambasciatrice all'Onu di Trump, magra, lunghi capelli lisci ad ala di corvo, ex vicegovernatore del Sud Carolina, si chiama Nikki Haley: naturalmente sbeffeggiata perché secondo i detrattori non capisce di politica estera ha fatto il suo debutto a metà febbraio, alla riunione informale del Consiglio di Sicurezza sul Medio Oriente, e ha invece dimostrato di capire benissimo come stanno le cose, e di non volere accettare lo status quo. In sostanza la Haley ha dichiarato che il peggior nemico degli Usa è il terrorismo, che il suo Paese saprà affrontarlo, e ha sfidato l'Iran dichiarandolo «stato sponsor del terrorismo». Riportando i contenuti della riunione, ha dichiarato di trovare «un po' strano» che il Consiglio di Sicurezza che dovrebbe discutere di come mantenere la pace e la sicurezza, non avesse affatto parlato di quante migliaia di missili gli Hezbollah abbiano illegalmente accumulato in Libano, o di quante soldi e armi i terroristi ricevono dall'Iran, e nemmeno si parlasse di come liberasi di Assad. L'assassino del suo popolo o di come sconfiggere l'Isis. Invece, ha detto Haley, l'incontro era tutto maniacalmente concentrato sulla critica a Israele, l'unica democrazia del Medio Oriente. Io sono nuova da queste parti, ha detto Nikki, ma non faremo finta di niente di fronte a questo strano fenomeno, perché staremo di guardia per difendere Israele.

Mai la struttura concettuale che si è data l'Onu in questi anni è stata sfidata alle fondamenta da una presa di posizione così chiara: questo può portare importanti conseguenze politiche. Per esempio, la nuova commissione per combattere il terrorismo che vuole costruire il segretario Guterres non potrà avvalersi di membri che invece flirtano o addirittura sponsorizzano il terrore. Si ha un esempio di questo sistema nel Consiglio per i Diritti Umani gestito da 47 membri in gran parte violatori seriali dei diritti umani, e tutti dediti a fare di Israele un capro espiatorio.

Ma anche qui si fanno avanti importanti novità: è stato il deciso intervento della Vicesegretaria di Stato, Erin Barclay, in apertura della 34esima sessione dell'Unhrc a Ginevra che ha fatto ipotizzare un prossimo distacco degli Usa dalla organizzazione che conta fra i suoi membri l'Arabia Saudita che esegue condanne a morte per apostasia e adulterio, fustiga e amputa; la Cina che nega la libertà di parola, di religione, di associazione, e opera uccisioni extragiudiziali di dissidenti; l'Iraq che commette abusi seriali fino all'assassinio e alle sparizioni. Barclay per la prima volta nella storia ha accusato il consiglio di nutrire un'autentica «ossessione» che lo porta a condannare Israele in modo pazzoide. Israele ha subito 228 condanne dalla sua fondazione; l'Assemblea l'ha condannato 18 volte solo nel 2016, il consiglio di sicurezza 12. Neppure Iran, Siria, Iraq, Corea del Nord, Sudan. Sommate insieme stanno alla pari con lo Stato Ebraico.

Se da una parte gli Usa sceglieranno di andarsene e dall'altra diranno molto direttamente a Guterrez che una commissione contro il

terrorismo all'Onu non si può fare perché rischia di diventare un perverso rifugio concettuale, questo porterà all'Onu un'aria di sfida, un rinnovamento vero. Haley, la cometa, illuminerà finalmente quei corridoi sordi e grigi.

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