L'azione dei No Tav e i loro attacchi in Valsusa, contro la realizzazione dell'alta velocità sulla linea ferroviaria Torino-Lione, non sono stati solo guerriglia ma «una vera e propria chiamata internazionale alle armi». Cosi' ha spiegato il procuratore generale del Piemonte Francesco Saluzzo, al maxi processo per gli scontri del 2011, la richiesta di condanna per tutti e 48 gli attivisti, con pene che sfiorano i 200 anni di carcere. Tra gli imputati anche i sei attivisti che in primo grado erano stati assolti. Nel corso dell'udienza il pg ha mostrato le immagini degli scontri avvenuti a Chiomonte il 3 giugno ed il 27 luglio 2011, per sostenere che gli assalti al cantiere erano «un'attività organizzata», in cui anche coloro che materialmente non lanciavano pietre e oggetti contro la polizia, «avanzavano e retrocedevano con l'assembramento, prova ulteriore del concorso nei reati». Per alcuni degli imputati, l'accusa ha chiesto pene più severe di quelle inflitte in primo grado: è il caso, ad esempio, di Guido Fissore, che era stato condannato a 4 mesi e per il quale Saluzzo ha richiesto la condanna a un anno e dieci mesi, in virtù del suo ruolo di «amministratore pubblico» che lo avrebbe portato a fare da «trascinatore», incoraggiando gli altri manifestanti ad agire.
«Nessuno di loro - ha precisato Saluzzo - ha preso le distanze dai gravissimi fatti accaduti durante lo sgombero del presidio No Tav alla Maddalena di Chiomonte o quando attivisti giunti da tutta Italia si lanciarono all'assalto delle recinzioni appena installate».Il pg - la cui requisitoria è durata oltre dieci ore - ha anche definito «estremamente debole» la risposta dello Stato alle violenze dei No Tav.
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