Coronavirus

"Noi mandati allo sbaraglio". Il giallo dei medici-disertori

Napoli, primario denuncia: "Malati in 249". L'ospedale smentisce. Ma adesso il rischio è che il fenomeno dilaghi

"Noi mandati allo sbaraglio". Il giallo dei medici-disertori

Eroi, ma non per forza tutti impavidi. Avere paura di combattere in prima linea senza strumenti, l'angoscia di venire contagiati, diventa comprensibile, umanissima preoccupazione che sta contagiando anche i medici. Ogni giorno aumentano i medici positivi, troppo spesso mancano le mascherine anche per loro. E così, quando ieri mattina si diffonde la notizia, l'ondata di indignazione che si propaga è simile ad un effetto bomba. Piovono commenti inorriditi da ogni parte del Paese per quei 249 operatori sanitari del Cardarelli di Napoli che avrebbero chiesto il congedo per malattia. «Ben 249» scrive così, nero su bianco, il primario del Dipartimento delle Emergenze, il dottor Ciro Mauro. «Penso a tutti gli operatori che sono al loro posto e penso anche a quelli che si nascondono dietro un certificato medico fasullo lasciando colleghi da soli a lavorare». Un istante dopo il polverone, polemiche e commenti rabbiosi; il direttore generale Giuseppe Longo che dice: «Useremo il massimo rigore», l'ira del sindaco De Magistris, «vigliacchi da licenziare», Di Maio che fa eco: «Eccezioni da punire», la procura di Napoli intanto ha aperto un'inchiesta. Fino a quando in serata, l'ospedale di Napoli ha smentito: «non abbiamo malati immaginari». «Una notizia che non trova alcun fondamento nei documenti puntualmente verificati dalla direzione amministrativa. I numeri, certificati e verificabili, riferiscono di un organico di 739 medici dei quali 276 impegnati nel Dipartimento di emergenza urgenza Dea. Dei 739 medici impegnati a combattere l'emergenza legata al coronavirus e a tutte le altre patologie i medici assenti per malattia sono 33. Di questi 17 operano nel Dipartimento di emergenza urgenza Dea e altri 16 sono invece assegnati agli altri dipartimenti assistenziali. È bene rilevare anche che dei 33 medici attualmente in malattia 4 sono affetti da anni da gravi patologie e 4 sono stati accertati Covid-19 positivi». Numeri effettivamente diversi rispetto a quello che inizialmente sembrava una massiccia manovra di diserzione seppur dettata da una umanissima paura di contagio. E invece è ancora l'ospedale che prende le difese dei loro valorosi camici bianchi e aggiunge: «Al fine di tutelare l'immagine dell'Azienda ospedaliera, dei dipendenti medici e non che con dedizione e coraggio sono a lavoro, la direzione strategica - conclude una nota dell'ospedale - si riserva di agire nelle opportune sedi contro chiunque diffonderà notizie non verificate e non corrispondenti a verità». Ora serve fare chiarezza, capire il motivo che ha spinto il direttore del dipartimento delle emergenze a lanciare pesanti accuse, in un momento in cui il sistema sanitario è già abbastanza stressato. A Milano i medici hanno lanciato un appello disperato al prefetto, «lasciati allo sbaraglio senza protezioni». Un denuncia che riprende anche il presidente della Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri: «Non possiamo più permettere che i nostri medici, i nostri operatori sanitari, siano mandati a combattere a mani nude contro il virus. È una lotta impari, che fa male a noi, fa male ai cittadini, fa male al Paese». E anche i pediatri fanno sentire la loro insofferenza: «Stiamo scoppiando». L'attenzione verso i medici è ai massimi livelli, la pressione altissima. Eroi nazionali che ogni giorno vengono ricordati da lunghi e commuoventi applausi sui balconi della gente rimasta a casa. Il pensiero di tutti va a loro, a quelle fotografie di volti sfigurati dai segni delle mascherine e occhiali di protezione, dei loro sguardi stanchi per il carico di lavoro esagerato. Della preoccupazione per i loro bambini rimasti a casa.

Anche a Milano ci sarebbero tre casi di medici di base che risulterebbero in ferie. Un modo per mettersi in salvo o una pianificazione avvenuta in tempi non sospetti? «Quello che invece posso dire con assoluta certezza- spiega Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, è la massiccia presenza negli ospedali di tutti i dottori e infermieri e perfino volontari delle ambulanze. Non si risparmiano su nulla.

Un esempio che resterà per sempre nell'immaginario collettivo di una società che ha assoluto bisogno di modelli positivi».

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