Il nome di Silvio torna nel simbolo azzurro Forza Italia contro il Pd sulle toghe in politica

Il vademecum elettorale di Fi. Scontro sui limiti ai pm in lista: "Acqua fresca"

Il nome di Silvio torna nel simbolo azzurro Forza Italia contro il Pd sulle toghe in politica

Roma - Il simbolo di Forza Italia e il nome di Silvio Berlusconi saranno sulla scheda elettorale delle amministrative. Il leader azzurro torna in campo e riafferma la sua leadership nel centrodestra. Una circolare dei vertici del partito avverte che chi vuole il sostegno dell'ex Cavaliere, anche se di forza alleata, deve candidarsi anche sotto il suo logo e il suo nome.

Non c'è spazio per alzate di testa, come quella dell'ex dem Fabrizio Ferrandelli, che voleva correre da sindaco di Palermo come indipendente, senza il brand del movimento fondato da Berlusconi nel '94. La decisione, in linea con le comunali del 2016, è un chiaro segnale politico per i singoli, le correnti forziste, Lega e Fdi. Il Cav è incandidabile fino al 2019 (salvo intervento della corte di Strasburgo), per effetto della legge Severino dopo la condanna a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset, ma farà campagna elettorale in prima fila.

Il vademecum elettorale (diffuso dall'AdnKronos), firmato il 24 marzo dal tesoriere Alfredo Messina e dal responsabile organizzazione Gregorio Fontana, detta regole precise e sottolinea che saranno ammesse deroghe solo in casi eccezionali, su espressa richiesta. Riguarda i capoluoghi, da Genova a Verona a Palermo e i comuni minori, con qualche differenza.

L'11 giugno, data di apertura delle urne, è vicino e Fi s'impegna su uno dei suoi cavalli di battaglia: la giustizia. Ieri la Camera ha approvato con 211 sì e 2 no, il disegno di legge sulle toghe in politica: ma il testo approvato 3 anni fa dal Senato, è stato modificato e tornerà a Montecitorio.

Per gli azzurri è «acqua fresca». Accusa in aula Francesco Paolo Sisto: «Il Pd, con un colpo di mano parlamentare-giudiziario, lo ha stravolto». Vuole mantenere «le porte girevoli in magistratura», attacca il presidente dei deputati Fi Renato Brunetta, in una conferenza stampa. «Il ddl è quasi inutile - dice -, anche rispetto alle proposte del Csm, più stringenti». Anche per il M5S lascia intatti i privilegi delle toghe.

Il testo vieta di candidarsi al parlamento Ue, alle Camere o a cariche politiche locali ai magistrati che nei 5 anni prima (erano 6 mesi) abbiano esercitato nella circoscrizione elettorale. Per presentarsi si dovrà essere da almeno 6 mesi in aspettativa, obbligatoria per tutto il mandato. Si conserverà il trattamento economico, senza cumulo con l'indennità della carica, computabile per pensione e anzianità di servizio. I non eletti rientreranno nel ruolo di provenienza, ma per 2 anni non potranno esercitare funzioni di pm, né lavorare nella stessa circoscrizione elettorale. Riavranno il loro posto solo i magistrati di Cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei conti centrale, Corte militare di appello e Procura nazionale Antimafia, anche gli eletti a fine mandato.

Gli altri, dopo l'avventura politica, sceglieranno tra uffici di Pg della Cassazione o Corte di appello in un distretto diverso da quello elettorale, senza incarichi di vertice, con funzioni giudicanti collegiali per 3 anni. O all'Avvocatura dello Stato o al ministero della Giustizia.

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