
Arrivata seconda, ma ugualmente, e illegittimamente, nominata primario. E oggi, candidata alle regionali col Pd nelle Marche. È la parabola di Luisanna Cola (nella foto), ex primario di Anestesia e Rianimazione a Fermo, la cui nomina del 2017 è stata stracciata prima dalla Corte d'Appello di Ancona nel 2021, e poi dalla Cassazione lo scorso febbraio. E il nome della dottoressa ora in corsa col Pd non è il solo che, in questa vicenda, intreccia sanità e politica, perché a firmare la determina nell'aprile di 8 anni fa fu Licio Livini, allora direttore dell'Area Vasta 4 della Asur, anche lui in quota dem e oggi tra i possibili candidati sindaco a Fermo per il Pd nel 2026.
Tornando al 2017, il concorso bandito dall'Asur della Regione per il primariato di Anestesia e Rianimazione al "Murri" di Fermo si conclude con la netta vittoria di Daniele Strovegli, anestesista e primo classificato davanti a Cola. Ma Livini stravolge le valutazioni della Commissione, e con un colpo di scena assegna l'incarico alla dottoressa Cola, sostenendo che il suo profilo fosse "più aderente" a quello richiesto. L'escluso, ovviamente, non ci sta e fa ricorso. Ma due anni e mezzo dopo, a ottobre 2019, il giudice del lavoro di Ancona glielo rigetta.
Strovegli ricorre ancora, e la Corte d'Appello di Ancona, dopo altri due anni, finalmente gli dà ragione: il provvedimento di nomina di Cola, scrivono i giudici marchigiani, "è illegittimo perché emesso in patente violazione dei principi".
Tutto chiarito? Macché. Sia l'Asur che la primaria "illegittima" ricorrono in Cassazione, invece di dar seguito alla sentenza. E così, a febbraio scorso, arriva anche il verdetto della Suprema corte. Che, con la sezione Lavoro presieduta da Caterina Marotta, conferma la sentenza di appello. Quella nomina è illegittima, e la valutazione di Livini che ha permesso di assegnare il posto alla seconda classificata Cola scavalcando Strovegli è "contraria ai principi di correttezza e buona fede".
Con ottimo tempismo, la "primaria illegittima" Cola a quel punto si è dimessa da una settimana. Il suo rapporto di lavoro è cessato a far data dal primo febbraio scorso. Ma lei in un'intervista a QN spiega di aver lasciato per la ricerca di una "migliore qualità della vita", e critica i ritmi imposti dal lavoro nella sanità pubblica. Senza mai menzionare, nemmeno di striscio, la sentenza che dichiarava illegittima la sua nomina.
Il tutto per poi togliersi il camice e "scendere in campo", accettando di candidarsi per i dem alle regionali della prossima settimana. Anche Livini, come detto, si dice possibilista quanto all'ipotesi di una candidatura a sindaco di Fermo, città al voto nel 2026. Insomma, dopo la carriera da medico per Cola e da dirigente per l'ex direttore dell'Asur, e nonostante l'imbarazzante vicenda giudiziaria e il conclamato illecito amministrativo, sembra che per entrambi inizi ora una nuova parabola politica.
Chissà, invece, che fine farà la partita risarcitoria. Perché, cristallizzando l'illegittimità della nomina e il diritto di Strovegli al risarcimento, la Cassazione ha servito un assist mica male alla Corte dei Conti. Cola infatti nelle sue interviste sulla ricerca della "migliore qualità della vita", spiega di aver guadagnato circa 5mila euro netti al mese. Per quasi otto anni, fanno un totale tra i 450 e i 500mila euro. Un gruzzolo che il vero vincitore del concorso non ha mai percepito, e che ora rischia di tradursi anche in un danno erariale a carico della Regione Marche.
Quanto sarà salato, alla fine, il conto che la magistratura contabile presenterà per il pasticciaccio sanitario? In attesa di scoprirlo, resta un biglietto da visita non proprio invidiabile per la neocandidata consigliera regionale e per l'aspirante sindaco in pectore.