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Non ci sono soldi per i custodi E gli Uffizi rimangono chiusi

Firenze è piena di turisti ma il suo più famoso museo il lunedì non si può visitare

Non ci sono soldi per i custodi E gli Uffizi rimangono chiusi

di Chiuso tutti i lunedì perché non si riesce a pagare gli straordinari dei custodi. Non è ciò che accade ad un cinema d'essai di provincia, ma al maggior museo italiano, gli Uffizi di Firenze. Anche quest'anno, infatti, ad agosto, nonostante l'arrivo di milioni di turisti per le ferie, la più importante pinacoteca della nazione non riesce ad essere aperta sette giorni su sette per un motivo tanto banale quanto ormai cronico in Italia: mancano i quattrini per retribuire la sorveglianza e la custodia delle sale. E così al super esodo delle settimane di ferragosto, gli Uffizi rispondono con la chiusura dei portoni il lunedì, e così anche la Galleria dell'Accademia e la Galleria Palatina di Palazzo Pitti.

I motivi li spiega Giulietta Oberosler della Cgil al quotidiano La Nazione che ha sollevato questa incresciosa situazione: «Per agosto non è stato possibile prevedere aperture diverse da quelle già programmate per una questione di soldi. La sovrintendenza ci ha spiegato che mancavano le risorse». Inoltre, «non è giusto togliere il giorno di riposo, prima di tutto per la tutela delle opere che almeno una volta alla settimana devono stare tranquille». Deve pensarla così anche la sovrintendente del Polo museale fiorentino Cristina Acidini, che decidendo gli orari straordinari ha consentito al massimo - apriti cielo - l'apertura degli Uffizi e della Galleria dell'Accademia dalle 19 alle 22 il martedì.

Insomma per non saper come pagare gli straordinari dei dipendenti e per far riposare le opere, i visitatori i lunedì d'agosto si dovranno godere il Lungarno perché i musei sono sbarrati.

Non è un'esclusiva di Firenze: tanto per riconfermare la consuetudine italiota a disincentivare il turismo anziché promuoverlo, il lunedì sono chiusi la Pinacoteca di Brera a Milano e i Musei Capitolini a Roma, mentre il Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli lascia fuori i turisti il mercoledì. Nelle città d'arte minori la situazione è ancora più farsesca: a Lucca, ad esempio, gli importantissimi musei di Villa Guinigi e Palazzo Mansi, che hanno opere di Raffaello, Donatello, Tintoretto e Pontormo, si permettono il lusso di essere chiusi due giorni alla settimana, non solo il lunedì ma anche la domenica, che è il giorno per eccellenza delle visite. Fino ad arrivare ai musei di provincia (alcuni di notevolissimo rilievo storico-artistico), dove l'apertura in molti casi è garantita solo su prenotazione, e con un gruppo di visitatori che superi almeno le venti persone. Se sei solo, vai a prenderti una granita, perché il museo resta chiuso.

I soprintendenti si giustificano dicendo che i giorni di chiusura permettono la maggiore manutenzione delle opere e un riequilibrio delle condizioni climatiche delle sale. Ma una simile motivazione non regge: i più grandi musei del mondo, dal Prado di Madrid al British Museum di Londra, al Metropolitan Museum di New York, rimangono aperti sette giorni su sette, e anch'essi hanno da preservare opere importanti quanto le nostre.

Possibile che solo da noi non si riesca col buon senso a trovare il modo di superare i vincoli sindacali, la doverosa necessità dei custodi di essere retribuiti, ma anche il giusto diritto per un turista di non trovarsi chiuse le pinacoteche più importanti del paese nelle settimane di maggior afflusso di gente?

Quando il ministro Dario Franceschini ha prospettato le quattro mosse con cui rilancerà il turismo, ovvero moltiplicare l'offerta, lavorare sulla digitalizzazione, aumentare la qualificazione dell'ospitalità, promuovere l'Italia come sistema Paese, ha in mente o no che il primo grande scoglio da superare, finora non combattuto da nessun ministro, è il corporativismo sindacale, che per tutelare due custodi, lascerebbe chiusi il Colosseo e Pompei ad ogni festività e nei giorni prescritti da contratto? E il ministro ha in mente o no che il secondo grande scoglio da superare è l'arbitrio delle sovrintendenze di decidere vita, morte e miracoli dei maggiori musei del paese, in barba al buon senso e a quanti turisti vi sono alle porte?

Se non si combattono questi due poteri che in Italia sono pesantissimi, le quattro mosse per rilanciare il turismo rimangono belle e inutili parole.

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