Coronavirus

"Non devi essere risultato positivo". Lo Stato e la beffa ai medici-eroi

I giovani dottori in prima linea contro il Covid. Il Miur pubblica il bando di specializzazione: rischio trappola

"Non devi essere risultato positivo". Lo Stato e la beffa ai medici-eroi

Neolaureati eroi ieri, a rischio beffa oggi. Il diavolo - si sa - spesso si nasconde nei dettagli. E migliaia di giovani dottori oggi quel demone temono di averlo visto scritto nero su bianco nel bando ministeriale che divide le loro vite dal sogno della professione medica. Per partecipare al concorso infatti devono assicurare di “non essere risultati positivi al Covid-19” e di non essere stati recentemente a contatto con qualche infetto. E così chi tra loro si è speso in prima linea contro il virus, ora vive l’incubo di trovarsi fregato. In termine tecnico: cornuto e mazziato.

Lo scorso marzo il dl “Cura Italia” li aveva abilitati per decreto e spediti al fronte senza tanti fronzoli. Freschi di laurea, molti giovani dottori hanno risposto alla chiamata alle “armi”: hanno stipulato un’assicurazione e si sono messi a disposizione delle Regioni. Nelle guardie mediche, nelle Usca a curare pazienti infetti a casa, nei servizi territoriali, nei centralini a rispondere alle chiamate disperate dei malati o a sostituire i colleghi più esperti come medico di famiglia. Un lavoro passato forse in sordina, ma decisamente utile nel pieno dell’emergenza coronavirus.

Nei giorni scorsi il Miur ha pubblicato il tanto atteso bando per le specializzazioni. Migliaia di posti a concorso (si parla di 14.400) e troppi candidati, che dovranno fare a pugni per ottenere un posto. Niente di nuovo sotto al sole, se non fosse che questo è il maledetto anno del coronavirus. Dunque anche per gli aspiranti dottori il concorso sarà diverso dagli altri. Tra gli allegati al bando, infatti, ne appare uno dedicato interamente allo svolgimento dell’esame. Ovviamente tutti i candidati dovranno “rispettare scrupolosamente le misure di distanziamento”, portare mascherine, guanti e tutto il resto. Ma soprattutto dovranno presentare una dichiarazione in cui, pena conseguenze penali, dovranno dichiarare “di non essere sottoposti alla misura della quarantena” (e ci sta), di “non essere risultati positivi al Covid-19”, di non avere la febbre oltre 37,5° e “di non aver avuto contatti negli ultimi 14 giorni con persone risultate affette” da Sars-CoV-2.

Ora, come detto il diavolo sta nei dettagli. E quel “non essere risultati positivi al Covid” non spiega se la misura vale per chi “in quel momento” è positivo o se riguarda anche il passato. Cioè: se l’ho avuto due mesi fa, non posso partecipare? E poi non essere stati vicini a un positivo può essere difficile per chi si è tirato su le maniche e sta dando una mano nelle Usca varie o in guardia medica. Il rischio beffa è dietro l’angolo.

L’associazione ALS ha messo nero su bianco queste preoccupazioni. “Il Ministero della Salute ha più volte dichiarato che durante la pandemia molti giovani medici hanno contratto il virus per carenza di DPI - scrive - se un neolaureato impiegato nelle USCA ha contratto il Covid il 1° maggio non potrà partecipare al concorso anche se poi ha avuto due tamponi negativi?”. E ancora: “Non aver avuto contatti negli ultimi 14 giorni significa" indurre "dimissioni in massa di migliaia di medici impiegati nelle USCA, guardie mediche, sostituzioni di medicina generale"."Questi contratti sono a tempo - racconta al Giornale.it un medico che chiede l'anonimato - Quelli trimestrali e annuali si possono sospendere dando un preavviso di 30 giorni. Chi è che andrà a lavorare con il rischio di essere esposto? I neoabilitati daranno forfait, tutte queste postazioni resteranno vuote e forse non si riuscirà a garantire il servizio".

Osservazioni lecite, che fanno apparire il bando come “una trappola per ricorsi, con il rischio paralisi”. “Ragazzi scusate, ma chi è stato positivo al Covid come fa a fare l’iscrizione?”, si domanda una aspirante. Anche il Segretariato Italiano Giovani Medici (SIGM) ha sollevato le stesse problematiche e, come conferma al Giornale.it, ha già chiesto chiarimenti al ministero. Qualche medico ha pure provato a informarsi al Cineca, senza grossi risultati: “Il modello sarà fornito dal Ministero e non abbiamo alcuna indicazione al riguardo”. Intanto anche una delegazione del Pd e del forum sanità dei giovani dem è andata dal ministro Gaetano Manfredi per chiedere delucidazioni e modifiche alle frasi dubbie. Il rischio, altrimenti, è che ad essere beffati possano essere quei giovani medici che ogni giorno lavorano (e combattono) contro il virus.

Uno smacco.

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