Cronache

Non è mai tardi per la rivolta I nonni "okkupano" il circolo

Pagano i lavori di tasca loro, ma il Comune sigilla il centro anziani: inagibile. E loro rompono i lucchetti

Non è mai tardi per la rivolta I nonni "okkupano" il circolo

E gli anziani okkuparono il centro anziani. Va in scena a Roma una ribellione in stile Monty Python. Con un centinaio di vecchietti arrabbiati, saltati fuori tra gli ospiti sfrattati dal centro sociale per la terza età «Tomba di Nerone» e che, stufi di attendere una soluzione dopo la chiusura dei cancelli per «inagibilità» della struttura, scelgono di agire, forzano i lucchetti e si riappropriano del loro spazio mentre l'estate esplode. Annunciando tra l'altro un presidio permanente per evitare brutte sorprese e colpi di mano del municipio, che già lo scorso 23 maggio aveva, senza preavviso, chiuso i battenti del centro con catena e lucchetto.

Una doccia fredda per i 350 iscritti del circolo di via Cassia, nell'elegante Roma Nord, che da allora erano stati invitati a frequentare il centro di La Storta, a una decina di chilometri di distanza, nell'attesa che la politica locale decidesse come muoversi per ripristinare le condizioni di agibilità per la tensostruttura chiusa.

Il problema è che i tempi promettevano di essere lunghi. Dopo circa tre settimane dalla chiusura, il municipio XV, guidato dal presidente pentastellato Stefano Simonelli, aveva dedicato un consiglio straordinario proprio allo scottante - almeno per gli anziani del quartiere - tema, e la conclusione era che per riaprire le porte del centro (temporaneo «all'italiana», in attesa di concludere i lavori di quello nuovo, nella vicina via San Felice Circeo, incompleto dal 2011) ci sarebbe voluto un anno.

Ciao estate 2018, insomma. Ma la sentenza non è andata giù ai «militanti» della terza età di Roma nord. Che per rendere meno precario quel tendone che gli era stato assegnato avevano sborsato soldi di tasca propria per effettuare lavori. Considerati comunque «non a norma», come pure «non agibile» sarebbe stata la struttura tutta, tanto da spingere il municipio a chiuderlo d'imperio. Un gesto che non è andato giù alle centinaia di nonni della Cassia, convinti di aver reso meno fatiscente la sede temporanea proprio con i lavori da loro gentilmente regalati. E gli anziani hanno così scelto di passare alle vie di fatto. Prima minacciando di incatenarsi per denunciare la sottrazione e la mancanza di alternativa. Poi, silenziosamente, per sanare la ferita. Senza attendere poi tanto.

Così, lunedì mattina, il 2 luglio, una settantina di loro si è data appuntamento davanti a quello che era il punto di ritrovo abituale. Non per inscenare una protesta, ma per riprendersi il centro. Con un blitz in piena regola, roba da disobbedienti: hanno spaccato il lucchetto e sono entrati, filmando il tutto e postandolo su Facebook, alla faccia dei nativi digitali, per poi esporre striscioni e cartelli di protesta: «Gli anzini si riprendono il centro», recita il più grande, scritto con grafia incerta e refuso d'ordinanza, perché tanto riprendersi lo spazio di agibilità che la politica e la burocrazia avevano sottratto ai rappresentanti della terza età è questione di sostanza, non certo di forma.

Per celebrare la reconquista, i nonni non hanno badato a spese, comprando gelato per tutti i presenti. Niente di meglio, considerata la stagione e la temperatura di questi giorni. Nessuna nuova, invece, dopo le prime 24 ore, dal Municipio. Non è chiaro se si stia preparando una controffensiva per sfrattare gli inquilini recidivi o se, come richiesto dal presidente degli insorti, Giuseppe Betulia, si procederà a una nuova valutazione dei lavori effettuati dagli anziani del centro per capire che cosa altro serva per riaprire «ufficialmente». Tutto, ha spiegato Betulia al sito Roma Today, comunque a spese degli okkupanti.

Pronti a tutto pur di non dover restare soli a casa in questi caldi giorni di luglio.

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