Coronavirus

"Non è come a marzo ma è presto per dire se così il Natale è salvo"

L'infettivologo del Gemelli: situazione difficile. Effetti delle nuove misure tra qualche settimana

"Non è come a marzo ma è presto per dire se così il Natale è salvo"

I provvedimenti varati con l'ultimo Dpcm del governo Conte contengono misure «necessarie». Così le definisce il professor Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive all'Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell'Unità operativa di Malattie infettive della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma.

Misure necessarie. Saranno anche efficaci?

«Per dirlo dobbiamo aspettare. Siamo di fronte ad una vera impennata di contagi con un tasso di positività salito all'11 per cento. Anche se la maggioranza ha sintomi lievi occorre sempre tenere conto che il 5 per cento invece si aggrava. E dunque con oltre 20mila contagi al giorno la percentuale dei casi che necessitano di ricovero sale».

Ma queste misure rallenteranno la corsa dell'epidemia?

«Non esiste una misura giusta in assoluto ma quelle prese dal governo hanno una loro logica: ridurre le occasioni di contagio che avvengono sopratutto dove ci sono assembramenti. Ora dobbiamo aspettare qualche settimana prima di vedere i risultati. La situazione è oggettivamente difficile e siamo di fronte ad una malattia nuova che ci riserva spesso sorprese e sono sempre negative».

Per alcuni scienziati si tratta di misure troppo rigide per altri troppo blande. Sarebbe stato necessario di nuovo un lockdown totale?

«No, concordo con quanto ha dichiarato il professor Franco Locatelli (presidente del Consiglio Superiore di Sanità) la situazione è seria ma non possiamo paragonarla alla scorsa primavera. Un lockdown totale in questo momento non è proponibile, non siamo ancora in quello stadio e spero non ci arriveremo».

Ma perché ci troviamo di fronte ad una seconda ondata? Non era evitabile?

«I coronavirus che noi conosciamo hanno una stagionalità quindi era giusto aspettarsi che anche Sars Cov2 si spegnesse nei mesi estivi. In realtà questo coronavirus non è mai sceso a zero ed ha continuato a circolare seppure in modo più lento. In sostanza la prima ondata non è mai finita. Anche nel momento più favorevole i positivi erano oltre 10mila: il Covid non ha stagionalità».

Ma comunque ritiene che non andremo in crisi come nello scorso aprile?

«Allora non avevamo alcuna conoscenza. Ad esempio l'incertezza iniziale dell'Organizzazione mondiale della sanità sull'utilità mascherina era dovuta al fatto che di fronte ad un virus nuovo si tende ad applicare lo schema di quelli già conosciuti ma come dicevo il coronavirus ha riservato molte sorprese».

Quali?

«La contagiosità dato che si trasmette per via aerea. Il ruolo cruciale degli asintomatici non è emerso subito: un'ampia percentuale non sviluppa la malattia ma la trasmette. Poi c'è il ruolo dei superdiffusori, persone che da sole ne infettano magari 10 per una carica virale maggiore».

É presto per fare previsioni ma lo stesso premier Conte ha detto che queste misure servono anche a salvare il Natale. Forse.

«Il tempo di salvarlo c'è ma non possiamo fare previsioni. La nostra situazione epidemiologica è migliore rispetto a molti altri paesi Ue. Prendere ora queste misure dovrebbe permetterci di ottenere prima dei risultati.

Ma dobbiamo aspettare e rispettare le regole».

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