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"Non mi piego". L'editore di AltaForte va lo stesso al Salone del Libro

Dopo l'indagine dei pm per apologia di fascismo, il blitz degli organizzatori: la casa editrice AltaForte cacciata dal Salone. Ma Polacchi li sfida e si presenta lo stesso

"Non mi piego". L'editore di AltaForte va lo stesso al Salone del Libro

"Altaforte non si piega alla logica del pensiero unico". Francesco Polacchi sfida il Salone del Libro e fa carta straccia della rescissione del contratto. Ieri sera, poco dopo mezzanotte, lo hanno obbligato a smontare lo stand (guarda il video). Alle 10 di questa mattina, nel giorno dell'apertura della manifestazione, si è presentato al Lingotto per spiegare la posizione di AltaForte in merito agli ultimi fatti. "Se avete a cuore la Libertà, la Libertà d'espressione, vi aspetto - ha scritto su Facebook - i libri non possono e non devono conoscere censura".

L'esposto presentato dalla Appendino e da Chiamparino ha "armato" la procura di Torino che ieri ha aperto un procedimento penale per apologia di fascismo su Polacchi. Non contenti i due amministratori, in qualità di soci fondatori del Salone del Libro, hanno anche chiesto agli organizzatori di espellere la casa editrice vicina a CasaPound. La sua partecipazione alla kermesse torinese ha sollevato polemiche e rinunce di scrittori e intellettuali dopo che Polacchi, che pubblica il nuovo libro-intervista a Matteo Salvini, si è proclamato "fascista" per radio, additando l'antifascismo come "vero male di questo Paese". Non appena è scoppiato lo scontro, lo stand della casa editrice è stato sfrattato dall'Oval. È stato, infatti, considerato troppo vicino alla Sala Oro, dove si tengono gli incontri principali del Salone del Libro. Gli organizzatori hanno deciso di spostarlo vicino allo stand del Ministero della Difesa "per motivi di sicurezza". Poi, dopo le pressioni del Movimento 5 Stelle e del Partito democratico, hanno stralciato il contratto con la casa editrice sovranista.

Lo stand di AltaForte al Salone del Libro

Comune e Regione hanno scelto la linea della tolleranza zero. E, se in un primo momento hanno evitato di chiedere l'esclusione di AltaForte dal Salone e, per il timore di possibili ricorsi, poi è arrivato l'affondo, con la richiesta ufficiale agli organizzatori di rescindere il contratto con la casa editrice. "Questo alla luce della situazione che si è venuta a creare - hanno rimarcato Chiamparino e Appendino -, che rende impossibile lo svolgimento della prevista lezione agli studenti di Halina Birenbaum, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, e alla forti criticità e preoccupazioni espresse dagli espositori in relazione alla presenza e al posizionamento dello stand di Altaforte. È necessario tutelare il Salone del libro, la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da molte decine di migliaia di persone". Polacchi ha ironizzato ringraziando "i vari Raimo, Zerocalcare, Wu Ming e tutti quelli che si sono sfilati", pensando di fargli "un torto" e che invece gli hanno fatto pubblicità, ma ha anche voluto dimostrare plasticamente che non si piega davanti all'estromissione dal Solone.

Arrivato al Salone, l'editore si è scagliato contro chi ha deciso la sua esclusione. "Ritengo che la mia dichiarazione sia stata presa come una scusa e di essere stato denunciato per un reato di opinione - ha detto - Sono disponibile a chiarire la mia posizione con la Procura". Secondo Polacchi, però, il tutto sarebbe un pretesto per "attaccare" il leader della Lega.

"La pietra dello scandalo è il libro 'Io Matteo Salvinì - è la tesi - perchè c'è un attacco al ministro dell'Interno che io comunque non voglio tirare per la giacchetta".

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