«Il presepe ci sarà». Ah sì? «Si, un papà ha fatto un disegno. Lo coloreremo e lo appenderemo alla parete». Bene. E quanto è grande questo disegno? «Un foglio normale, cinquanta per settanta». Ecco: tutto qui. Il Natale quello vero, quello del Cristo venuto al mondo dei bambini di questa scuola di Rozzano si ridurrà ad un foglietto appeso al muro, in mezzo a ghirlande, babbinatale, festoni, renne, angioletti da panettone, insomma le immagini classiche del Natale globale dei consumi, quello che piace a tutti, atei e islamici, valdesi e induisti. Per quello, porte aperte. Ma per il Natale del Redentore alla scuola di via Garofani, nel cuore dei palazzoni popolari della periferia milanese, quest'anno non c'è posto. Lo ha deciso, quasi compatto, il consiglio di istituto, guidato da un preside grillino: anche se ieri, a putiferio scoppiato, i 5 Stelle del posto si precipitano a prendere le distanze da lui, «è uscito dal movimento cinque anni fa». E il preside in questione, professor Marco Parma, viene scaricato in diretta anche dal sindaco, Barbara Agogliati, piddina doc, non sospettabile di integralismo cattolico: «Voglio dire fin da subito che non concordo con la decisione presa». E con toni decisamente più pesanti sul preside e sul consiglio della scuola piombano critiche dal centrodestra, dalla Lega.Ma i più arrabbiati di tutti - a sentire le voci all'uscita di scuola, alla mezza di ieri - sono i genitori. La massa, quelli che non fanno parte del consiglio d'istituto, e che del politicamente corretto (come è forse inevitabile, in questa terra di fatica di vivere e di tensioni) se ne infischiano; e che per strada e su Facebook prendono di petto i rappresentanti del consiglio, quelli che hanno avallato il no al Natale. «Venite ancora a chiederci voti e soldi, e vedrete».La festa si farà. Ma a gennaio, passato il Natale e pure l'Epifania. Non si chiamerà Festa di Natale, ma Festa di Inverno. E non si canteranno canzoni religiose. Proprio su questo, sul programma delle canzoni, è scoppiato il caso. Un gruppo di genitori ha chiesto che il coro dei bambini potesse intonare l'Adeste fideles. E gli è stato detto di no. Perché? «É stata una scelta degli insegnanti di musica, che appartengono a una fondazione esterna», dicono i genitori che stanno nel consiglio. Ma quando, finalmente, si riesce a parlare col preside Parma, si scopre che le cose non stanno proprio così. «Il nostro obiettivo - dice Parma - si chiama integrazione. E non vogliamo mettere in atto iniziative che possano compromettere questo obiettivo. Se avessimo accolto la richiesta di cantare canzoni religiose cristiane, e il padre di un bambino non cristiano lo avesse fatto scendere dal palco, non sarebbe stato un bel modo di festeggiare tutti insieme».Davvero, preside, lei pensa che sarebbe successo qualcosa del genere? «E perché no? Se sul palco della scuola di suo figlio si mettessero a gridare Allah è grande, lei non salirebbe sul palco?». Ecco, dunque, emergere il quid in tutta la sua chiarezza: nella equiparazione, nella par condicio tra tutte le fedi, che al professor Parma sembra l'unica via per l'integrazione, e che a molti - dopo le stragi di Parigi, ma anche prima - suona inaccettabile.
E i crocifissi nelle aule, è vero che li avete tolti? «Io non li ho mai visti. So che c'è una vecchia circolare che li prevede, ma anche delle sentenze della Corte europea che ci danno torto. Ma se il sindaco ci tiene tanto, mandi i suoi operai con i crocifissi. Non li manderemo via».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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