Non paghi le bollette in tempo? Le società ti perseguitano a vita

L'odissea di molti lettori che ci segnalano casi in cui una "posizione scoperta" comporta raffiche di telefonate. E continuano anche dopo essersi messi in regola

Non paghi le bollette in tempo? Le società ti perseguitano a vita

Roma - Solleciti via lettera, telefonate, e-mail. Quando si è in ritardo nel pagare le bollette delle proprie utenze domestiche, anche di pochi giorni, le grandi utility non fanno tanti complimenti e ricordano ai propri clienti che le loro posizioni risultano «scoperte».
Pagare in ritardo, occorre ricordarlo, non è un comportamento virtuoso, ma a volte può succedere che la bolletta arrivi a casa pochi giorni prima della scadenza o, molto più spesso, che si aspetti l'accredito dello stipendio o della pensione per saldarla.
Le grandi aziende, però, non tengono e non possono tener conto delle situazioni individuali. Accade, così, che da alcuni giorni la redazione del Giornale sia tempestata di segnalazioni dei lettori che si lamentano delle modalità con le quali vengono «contattati», anche da colossi come Eni, Edison, Telecom e dalla romana Acea.
Il leitmotiv è sempre lo stesso: bolletta scaduta, invio del sollecito dopo pochi giorni oppure telefonata poco cortese nella quale si chiede il pagamento. L'utente, in molti casi, ha già pagato e si trova a dover inviare via fax la quietanza.
A volte, succede di essere ricontattati anche dopo aver dimostrato di essere in regola.
È giusto chiedersi perché si sia arrivati a questo punto. La risposta più semplice è contenuta nei bilanci delle società alla voce «crediti commerciali» nella quale rientrano le bollette scadute. Al 31 dicembre 2013 nel maremagnum dei crediti commerciali di Eni si riscontravano 5,5 miliardi da bollette scadute e vendita di prodotti petroliferi. Edison per la vendita di energia elettrica vantava 1,9 miliardi di crediti, Telecom Italia Spa (la controllata italiana del gruppo) ne aveva 2,4 miliardi. Mentre la «piccola» Acea ha contabilizzato 553 milioni di crediti verso utenti nell'energia e 577 milioni nell'idrico.
È chiaro che, in un contesto di crisi come l'attuale, la gestione dei flussi di cassa diventa fondamentale per qualsiasi azienda.
Perciò, il recupero crediti (o la loro cessione a terzi specializzati nel ramo) è prioritario. Soprattutto, se si tiene conto che nel primo trimestre 2014 i volumi venduti di elettricità e di gas hanno registrato cali in doppia cifra rispetto all'anno scorso con conseguente impatto negativo sui ricavi (inverno mite, economia depressa e tendenza al risparmio i fattori-chiave).
I numeri, però, non spiegano ancora completamente il fenomeno. «È una tendenza in atto - racconta Franco Di Grazia, presidente dei piccoli azionisti di Acea - perché da un lato i sistemi informatici non funzionano a dovere, con ritardi nell'emissione delle bollette ed errori nella stima dei consumi e dall'altro lato ci si rivolge a società di recupero crediti che tendono a spaventare i clienti».
Se per quanto riguarda Acea, aggiunge, «il sindaco di Roma Marino ha promesso di cambiare la situazione», negli altri gruppi cosa può accadere.


«Nel ramo elettricità - osserva Di Grazia - le altre società operanti a Roma, innanzitutto, devono passare dalla rete di Acea e tendono a rivolgersi sempre agli stessi fornitori di servizi, come la lettura dei contatori, che possono incorrere in errori a causa del superlavoro».
Processo irreversibile? Fino a un certo punto. In ogni caso è sempre meglio tenere a portata di mano le ricevute di pagamento.

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