Coronavirus

Non sono più considerati nella "terza età" ma per i 65enni cominciano gli acciacchi

Sono la quota più numerosa di popolazione pari a 13,8 milioni

Non sono più considerati nella "terza età" ma per i 65enni cominciano gli acciacchi

Premettiamo che non si è più anziani a 65 anni ma a 75. Lo ha stabilito la SIGG, Società Italiana di Gerontologia e Geriatria nel novembre 2018. La vita media si è allungata di 20 anni in mezzo secolo: oggi è di 85 anni per le donne e di 83 per gli uomini. Abbiamo guadagnato due anni solo nell'ultimo decennio mentre nel 1951 l'aspettativa di vita era di 60 anni. Tutto vero. Oggi si parla di giovani anziani (tra i 64 e i 74 anni), di anziani (75-84 anni), di grandi vecchi (85-99 anni) e di centenari. Eppure, sessantacinque primavere vissute lasciano il loro segno. Che non è certo evidente allo scoccare del compleanno, ma che si fa sentire nei momenti impensati (o in quelli in cui si pensa di più), come una stilettata alla schiena quando cambia il tempo.

Così ci si volta indietro. La resistenza fisica non è paragonabile a quella dei vent'anni e, a cascata, un sacco di cose non sono più le stesse.

La capacità di sopportare una notte in bianco, quella di memorizzare quattro volumi in 30 giorni. Tutto, nella nostra macchina biologica, rallenta il suo ritmo, dalla facoltà riproduttiva alla vista, dalla densità dello scheletro alla memoria. Di pari passo il medico ci ricorderà che abbiamo bisogno «di farci controllare», sottoporci a periodici esami e ci aiuterà a compensare quello che non va, nella macchina biologica, con l'aiuto di una o più pillole. Nulla di nuovo, in fondo. Lo sappiamo da quando abbiamo l'età della ragione che il crescere è un lento inesorabile allontanarsi dalla giovinezza. Detto ciò e appreso che la società al giorno d'oggi considera «vero anziano» solo chi ha un decadimento cognitivo e non è più in grado di badare a se stesso, si capisce che «il giovane anziano» di 65 anni ha ancora tanto da stringere nelle mani. Per prima cosa, ha un probabile ventennio davanti. Come ha dichiarato Niccolò Marchionni, già presidente della SIGG e professore ordinario di geriatria all'Università di Firenze: «Se consideriamo che per la scienza si è anziani quando si ha un'aspettativa di vita media di dieci anni, allora vediamo che portare la soglia convenzionale della vecchiaia a 75 anni è una scelta più che legittima».

Poi, come appare dal ritratto dell'italiano medio, il sessantacinquenne appunto «ha disponibilità economica e può condurre una vita sociale appagante». Se invece la disponibilità economica manca, è questa l'età che segna «l'esenzione del ticket». Infine, la possibilità di mantenersi in salute e intellettualmente vivace, godendo di più tempo libero.

Il tutto condito dal buon senso, regalo anch'esso della maturità. Quello che in questi giorni occorre sfoderare con il sorriso, accettando di vivere con prudenza per non ammalarsi. Vite morigerate? Restrizioni negli spostamenti? Tutto prima o poi finisce.

Allora si faccia in modo che finisca prima la storia del coronavirus, di quella dei 13,8 milioni sessantacinquenni.

Commenti