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La Nord Corea alza i suoi caccia e il Sud risponde

Continua a salire il livello di tensione tra la Corea del Nord e quella del Sud.

La Nord Corea alza i suoi caccia e il Sud risponde

Continua a salire il livello di tensione tra la Corea del Nord e quella del Sud. La penisola, dopo che Pyongyang si è attivata per fornire armi alla Russia di Putin e mentre la Cina continua a minacciare un'azione militare su Taiwan è diventata un'altra zona calda dove sale il rischio che si passi dalla provocazione al conflitto. É da inizio ottobre che la Repubblica Popolare Democratica di Corea ha dato vita a una serie di minacciosi atti dimostrativi in risposta alle esercitazioni congiunte tra le forze statunitensi e quelle di Seul. Dopo i lanci di missili e i colpi di artiglieria ieri è stata la volta di un massiccio dispiegamento della Choson Inmin Kun Konggun, ovvero l'aviazione militare di Pyongyang. Kim Jong-un ha alzato pericolosamente l'asticella. Ha fatto alzare in volo ben 180 aerei, per una serie di manovre durate quattro ore, facendoli operare nei pressi della zona di confine con il Sud, a nord della cosiddetta linea d'azione tattica e senza sconfinare in territorio sudcoreano. Seul, in risposta, ha comunque fatto decollare 80 aerei, tra cui i caccia stealth F-35A.

In termini strettamente operativi i mezzi di Pyongyang non sono assolutamente, esclusi una quindicina di Mig 29, in grado di competere con i caccia di quinta generazione occidentali in dotazione alla Corea del Sud e alle forze Usa. Ma il gesto di provocazione è stato chiarissimo e preceduto da 80 proiettili d'artiglieria sparati verso la zona cuscinetto, atto che ha violato l'accordo del 2018 siglato con Seul. E da Sud al momento nessuno ha intenzione di sottovalutare la minaccia. La Corea del Nord «pagherà sicuramente un prezzo per le sue provocazioni». Si è espresso così il capo del Comando di stato maggiore congiunto sudcoreano, Kim Seung-kyum, in un incontro avuto con il comandante delle forze aeree del Pacifico Usa, il generale Kenneth Wilsbach, dedicato alla minaccia missilistica del Nord. I due militari hanno anche denunciato i lanci di missili balistici del Nord fatti negli ultimi giorni come «gravi atti provocatori». Quanto alle esercitazioni aeree Vigilant Storm, in corso ed estese in risposta alle azioni del Nord, le parti le hanno valutate come un «evento di addestramento di successo che ha verificato le capacità operativa combinate in tempo di guerra». Sullo sfondo resta comunque il timore il Nord possa condurre anche un nuovo test nucleare, il settimo in assoluto e il primo dal 2017. Nel frattempo però la diplomazia continua a muoversi. Gli Stati Uniti hanno ribadito per bocca di John Kirby, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, l'invito a Pyongyang ad un incontro «senza pre-condizioni». Stessa linea per il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha «condannato fermamente» i lanci di missili e contemporaneamente ha chiesto a tutte le parti in causa di attivare le vie diplomatiche.

Di certo i leader di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone si incontreranno questo mese per un vertice trilaterale teso discutere le crescenti tensioni.

Lo hanno riferito oggi fonti del governo giapponese, secondo cui l'incontro tra il presidente Usa Joe Biden, l'omologo sudcoreano Yoon Suk-yeol e il primo ministro giapponese Fumio Kishida si terrà nell'ambito degli incontri dell'Asean in programma a metà novembre in Cambogia, oppure a margine del summit del G20.

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