Il Nord si ribella alle quote: "Stop dei flussi alla partenza"

I governatori di Liguria, Lombardia e Veneto siglano la Carta di Genova: "Chiediamo lo stato di emergenza"

Il Nord si ribella alle quote: "Stop dei flussi alla partenza"

Sono i tre tenori del centrodestra, solo che non avevano mai cantato insieme. Ora invece Giovanni Toti, Roberto Maroni e Luca Zaia si fanno fotografare insieme fra i prati pettinati e le architetture superbe di Villa Lo Zerbino. Grandeur genovese per un impegno altisonante fin dal titolo americaneggiante e kissingeriano: Trilaterale.

In realtà, i convitati di pietra, più che la Cia o la Spectre, sono i vicini di casa: tali Roberto Parisi e Matteo Salvini. Parisi, che come un alchimista lavora alla nascita di un nuovo possibile centrodestra, si presenterà venerdì e sabato con la kermesse di MegaWatt. Nelle stesse ore Salvini sarà a Pontida per le rituali celebrazioni sul prato carico di storia. C'era il rischio di rimanere ai margini di tanto attivismo e allora il forzaleghismo a trazione tradizionale decide di schierarsi, mostrando i muscoli. E lo fa bruciando sul calendario parisiani e salviniani.

Il cronoprogramma prima del programma, per capirci, anche se il tema scelto per questo esordio, immigrazione e sicurezza, è di quelli che pesano. Eccome. «Noi amministriamo 17 milioni di persone - spiega Toti, levigato e pungente come sempre - non abbiano da imparare nulla da nessuno era ora che facessimo sentire la nostra voce». Anche Maroni, l'alter ego della Lega, nemico del lepenismo e della versione più urlata del Carroccio, si era da tempo convinto di dover uscire allo scoperto, ma Zaia, a quanto pare, non ne voleva sapere. Poi i dubbi sono caduti ed è nata la Trilaterale che inevitabilmente profuma di fronda.

I tre sottoscrivono nove punti per mettere un argine ai flussi che rischiano di travolgere le città italiane. I presidenti pretendono lo stato di emergenza e respingono le quote. Vogliono bloccare gli immigrati alla partenza, anche creando centri di Prima accoglienza nei paesi del Nord Africa. Ancora, reclamano il tanto discusso reato di immigrazione clandestina e allo stesso tempo insistono perché siano aperti nuovi Centri di identificazione ed espulsione. «Vogliamo che l'Italia torni ad essere un Paese normale, un Paese che accoglie chi ha il diritto di entrare - spiega Toti - ed espelle chi non può». Parole di buonsenso che rubano la scena a Parisi, il grande avversario di Toti, e mettono i bastoni fra le ruote di Renzi cui viene inviata una gentile letterina: «Non si possono lasciare soli gli enti locali e chiedere solo sacrifici ai territori». Zaia, meno democristiano del solito, trova anche la battuta a effetto: «Non possiamo diventare i tour operator dell'Africa intera». Tre facce per un solo messaggio ad alto impatto, anche se per il momento siamo solo alle dichiarazioni di intenti. Tutti avvisati, dunque: Renzi, convinto forse che l'opposizione si stia definitivamente sciogliendo sulla graticola del Campidoglio; Parisi che privilegia i contenuti sulle alleanze e viene smentito dal mantra dei tre tenori, e in qualche modo Salvini, con cui pure c'è un gioco delle parti e un rapporto di collaborazione che è passato, domenica, per l'incontro con Toti alla Versiliana di Marina di Pietrasanta e proseguirà venerdì con l'abbraccio ai governatori sul pratone di Pontida. Partita multipla, quindi, fra sfumature e sottigliezze. Ma i tre provano a fare squadra. E offrono alla politica un selfie che vuole essere una novità: Toti, che sabato ha incontrato un ecumenico Berlusconi nel castello di Paraggi; Zaia, che dovrebbe rappresentare l'ortodossia ma forse annusa il cambiamento; Maroni, che a Genova viene accreditato come il primo parisiano pentito. «Questa Trilaterale - annuncia il presidente della Lombardia - è l'inizio di un nuovo corso.

Seguiranno altri appuntamenti». E Toti sfoltisce l'agenda: «Non vado a MegaWatt perché non sono invitato, perché non è la convention di Forza Italia e perché venerdì sono già impegnato a Pontida». Zaia, a quel punto, è già andato via.

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