Nuovo avviso all'Europa. La rivelazione made in Usa durante il vertice Ue-Cina

Fonte e tempi della notizia ne indicano scopi e mandanti. I dubbi del Copasir

Nuovo avviso all'Europa. La rivelazione made in Usa durante il vertice Ue-Cina

Non è tanto il tipo di dati raccolti quanto il perché siano stati raccolti. E, soprattutto, da che parte è arrivato l'allarme.

Le informazioni su politici e personaggi di spicco italiani collezionate dalla società cinese Zhenhua sono di tipo pubblico: open data. La classificazione dei politici italiani presenti nel database come «persone politicamente esposte» ad esempio, è esattamente quella prevista dalla normativa fiscale e bancaria italiana, tanto che gli istituti di credito richiedono a chi apre un conto corrente di dichiarare se si ricade nella categoria, essendo stati eletti o ricoprendo cariche in una istituzione.

Il fatto che si riesca a trasformarli in dossier individuali segnala innanzitutto che la capacità cinese di sondare i social network per estrarne informazioni è ormai parecchio sviluppata. Il regime cinese del resto da anni usa i social network come We Chat, omologo asiatico di Whatsapp, per sorvegliare milioni di persone. Una possibilità che è addirittura segnalata tra le linee guida al momento dell'iscrizione già dal 2017.

Sul perché i dati siano stati raccolti, il Foglio, che ha svelato l'esistenza del database, non ha dubbi: «Per aumentare la sua influenza», scrive il quotidiano. Un rappresentante della Zhenhua, la società che ha raccolto i dati, ha categoricamente smentito, parlando con il Guardian, di avere rapporti con il regime cinese. Circostanza su cui è lecito nutrire dubbi. Anzi, secondo il sinologo Francesco Sisci, la banca dati è «senz'altro posta al servizio del governo cinese».

Ma la vera questione è la direzione da cui arriva l'allarme: ancora una volta la rivelazione, attraverso una strada piuttosto tortuosa, proviene dagli Stati uniti: a trafugare il database e portarlo all'estero sarebbe stato Christopher Balding, accademico americano che lavorava a Shenzhen, la città dove ha sede Zhenhua, fuggito dalla Repubblica popolare.

Non è la prima volta che dagli Stati uniti partono messaggi più o meno obliqui diretti all'Europa il cui contenuto è ormai trasparente: non fidatevi di Pechino. Fughe di notizie, cyberspionaggio, tensioni militari, avvertimenti più o meno espliciti: tra Washington e Pechino la sfida è ormai aperta. E se anche Trump in alcuni momenti si è avvicinato a Xi Jinping per convenienze momentanee, la Casa Bianca è cosciente che con la Cina si gioca una partita per la supremazia mondiale di ben più ampio respiro. L'Unione europea si trova proprio in mezzo e la Germania sta cercando di guidarla verso una politica di equidistanza che innervosisce gli Stati uniti. Le nuove rivelazioni sulla Cina emergono, guarda caso, proprio mentre i capi di Stato europei sono collegati in video con Xi per discutere di un accordo che ristabilisca parità di accesso ai reciproci mercati. Una coincidenza che in Italia ha colpito anche esponenti del Copasir, preoccupati anche dai supposti legami tra la società e il governo cinese. «L'Europa è un giocatore - ha ammonito ieri il presidente del Consiglio europeo Charles Michel - non un campo di gioco».

La Merkel è entusiasta, più cauta la Francia. E l'Italia è vista dagli Usa come un possibile anello debole. «All'Italia sono già arrivati altri avvertimenti - ricorda Sisci - come la rivelazione del New York Times sull'hackeraggio cinese ai danni del Vaticano».

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