San Paolo - «Nessuna fuga assolutamente, in Italia possono dire quello che vogliono. Io sto andando a casa ed è tutto tranquillo». Questo ha detto il latitante più ricercato d'Italia nelle ultime ore, Cesare Battisti ai microfoni del Giornale Radio Rai dopo le dichiarazioni della polizia di Cananéia da noi raccolte secondo cui l'ex terrorista dei Pac sarebbe stato visto l'ultima volta sabato scorso mentre saliva a bordo di un'imbarcazione.
Il suo legale però, Igor Tamasauskas, l'ultimo avvocato in ordine cronologico a difenderlo, da noi raggiunto al telefono non solo non ha smentito le dichiarazioni della polizia brasiliana ma non è stato in grado di dirci dove si trovasse al momento Battisti limitandosi ad annunciare un suo ritorno a Cananéia in un vago «nei prossimi giorni». Secondo fonti d'intelligence, si troverebbe a Rio de Janeiro.
Si infittisce dunque sempre più il caso Battisti ed è lo stesso ex terrorista di Cisterna di Latina a farsi lasciare scappare l'essenza del problema. Ovvero l'ombra Bolsonaro che aleggia adesso sul suo destino. «Bolsonaro può dire tutto quello che vuole, io sono protetto dalla Corte Suprema - ha insistito Battisti ai microfoni di Radio Rai -. Le sue sono solo parole, fanfaronate. Lui non può fare niente, c'è una giustizia, io per la giustizia sono protetto, lui non ha nulla a che vedere con questo. Non penso abbia interesse a creare discordia tra il potere giudiziario e l'esecutivo. Si parla, ognuno può dire quello che vuole. Io non ho nessun problema».
Che sia in Bolivia o in un altro Paese o nascosto in un altro antro del Brasile a questo punto la questione vera rimane il suo imminente futuro che, a dispetto delle sue parole, non dipende da lui e non è così roseo come sembra. Al di là delle chiacchiere politiche su entrambe le sponde dell'Oceano - Salvini da un lato e Bolsonaro e suoi figli e futuri ministri dall'altro - Battisti al momento è libero di muoversi come e dove vuole grazie al giudice Luiz Fux del Supremo Tribunale Federale (Stf) che, nella primavera scorsa, ha deciso in tal senso. Da informazioni esclusive ottenute dal Giornale, tuttavia, entro fine di novembre ed in seduta plenaria l'Stf dovrebbe sciogliere il nodo e decidere finalmente se l'ex terrorista potrà essere estradato. In tal caso sarebbe addirittura già l'uscente presidente Michel Temer a poter firmare il foglio di via di Battisti verso Roma, per scontare almeno una parte della sua pena nel nostro Paese.
«Il Brasile deve evitare questa ennesima beffa della fuga nei confronti di noi, poveri parenti delle vittime - commenta amareggiato Adriano Sabbadin, figlio di Lino, macellaio ucciso da Battisti nel 1979 -. Noi familiari siamo veramente indignati per il comportamento delle istituzioni brasiliane. Con molto rammarico chiediamo che si assumano la loro responsabilità sul caso».
Purtroppo, come ci è stato confermato anche dall'avvocato Tamasauskas e come ci avevano raccontato nostre fonti presso la polizia dopo la decisione della giustizia di togliere cavigliera e obbligo di firma lo scorso aprile, «Cesare qui è un uomo libero». Può cioè circolare in lungo e in largo per il Brasile e non ha l'obbligo di dimora.
Sempre la polizia aveva raccontato al Giornale: «Dalle alte sfere ci hanno chiesto di tenerlo d'occhio ma, da sabato, qui non si vede, ultima nostra testimone una donna che l'ha visto salire su una barca alla vigilia delle elezioni». Senza contare le testimonianze di un messo comunale e dei suoi amici di Cananéia preoccupati perché da una decina di giorni non lo vedevano in giro come al solito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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