Obama e il vuoto dietro i tweet da record

Obama e il vuoto dietro i tweet da record

«Nessuno nasce odiando un'altra persona per il colore della sua pelle, per le sue idee o per la sua religione». Questa citazione di Nelson Mandela, abbinata a una fotografia che lo ritrae insieme con tre bambini di razze diverse, ha regalato a Barack Obama un record che ha sicuramente suscitato l'invidia di Donald Trump: quello del tweet che ha ricevuto più «like» (quasi tre milioni, per gli amanti delle statistiche) da quando esiste Twitter. Obama ha preso lo spunto dai recenti tragici fatti di Charlottesville, e ha interpretato il sentire di molti americani. Tra questi, i due ex presidenti repubblicani Bush, padre e figlio, che hanno scelto la forma più tradizionale di una dichiarazione congiunta per «rifiutare razzismo, antisemitismo e odio» e prendersela con l'inquilino della casa Bianca. Ma se Trump, a causa della sua passione per la comunicazione sincopata, sta diventando «il presidente dei tweet», il suo predecessore non è certo un pivello della materia: ben sette dei dieci tweet più apprezzati di sempre portano la sua firma. Anche il «Grande Comunicatore» Ronald Reagan, che pure si avvaleva di mezzi meno avanzati, lo avrebbe ammirato.

E tuttavia, di fronte ai tanti gravi problemi - dalla crisi economica innescata oltre Atlantico al dilagare del terrorismo islamico al rafforzarsi in giro per il mondo di autocrati di vario stampo che «ballano quando il gatto dorme» - di cui siamo involontari debitori al primo presidente afroamericano degli Stati Uniti, è difficile non pensare che qualche messaggio strappacuore in meno e qualche ponderata decisione in più sarebbero stati un'ottima scelta per lui e per il mondo intero.

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