Roma «Difficile mettere d'accordo 200 nazioni ma trovare un'intesa è un imperativo economico e di sicurezza». A dirlo è il presidente Usa, Obama che dopo una cerimonia di apertura densa di promesse sa che ora è il momento di fare i conti con le divergenze che dividono i paesi che partecipano alla Conferenza sul Clima, Cop21, a Parigi. Obama poi dovrà a sua volta fronteggiare un Congresso a maggioranza repubblicana che non vuole sentir parlare di impegni per salvare il clima.I nodi da affrontare sono molti e da ieri tocca ai negoziatori tecnici cercare di scioglierli sotto la guida dei due presidenti l'algerino Ahamed Djoghlaf e lo statunitense Daniel Reifsnyder. Prima di tutto il confronto politico con i paesi delle economie emergenti, in testa c'è l'India di Modi, che rivendicano il loro diritto a crescere continuando ad usare il combustibile più economico, il carbone.Tra i punti di frizione la disponibilità ad una revisione sistematica degli impegni sulle emissioni di gas serra, ovvero la possibilità di renderli più stringenti anche perché gli impegni presi al momento non saranno sufficienti per contenere l'aumento delle temperature entro i 2 gradi. Se fossero rispettati, un fatto non scontato, si arriverebbe ad un aumento di 2,7.Altra questione sul tavolo sono i finanziamenti da destinare ai paesi più poveri per sostenere la loro eventuale riconversione ad una economia più green. L'obbiettivo fissato a Copenaghen e assolutamente non rispettato è quello di destinare 100 miliardi di dollari all'anno fino al 2020. Infine la questione più spinosa sulla quale però si gioca tutto il senso di questa conferenza che altrimenti si trasformerà in un altro clamoroso fiasco come quello di Copenaghen del 2009. L'accordo dovrà essere almeno nelle parti sostanziali vincolante. Altrimenti è ovvio che ogni paese si sentirà libero di disattenderlo. Ieri si è parlato di lotta alla desertificazione in Africa e di riforestazione, Il presidente Francese François Hollande ha messo sul tavolo 8 miliardi per l'Africa entro il 2020.Sullo stesso fronte da registrare l'accordo tra Google Maps e Fao che hanno rafforzato la loro collaborazione per rendere il monitoraggio geo-spaziale e i prodotti di mappatura più accessibili, offrendo un aiuto ad alta tecnologia ai paesi che stanno affrontando i cambiamenti climatici. Sempre tra i giganti tecnologici si studia un sistema di allerta precoce in caso di disastro: il sistema Crews, per fornire un sostegno tecnico e finanziario per i paesi più vulnerabili alle catastrofi naturali.Sabato si concluderà la prima sessione di lavori e si procederà alla stesura di una bozza di accordo che verrà poi preso in carico dai ministri dell'Ambiente deu paesi partecipanti ai quali spetta il compito di delinare il documento finale entro il9 dicembre. I lavori dovrebbero concludersi l'11 dicembre ma la conferenza resterà aperta fino al 13 dicembre.Non ci sarà una firma sull'accordo che dovrà comunque passare al vaglio delle rispettive assemblee parlamentari per poi arrivare nel 2016.Sul clima lancia un allarme anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra il 2030 e il 2050 , avverte l'OMS i cambiamenti climatici provocheranno 250mila vittime in più all'anno. Le cause sono legate ai colpi di calore, 38.000 in più; alla dissenteria, 48.000; alla malaria, 60.000; alla malnutrizione infantile, 95.000.
L'incremento delle temperature alza il livello di ozono e dunque colpisce anche le vie respiratorie, provocando l'asma e il sistema cardiocircolatorio. L'aumentata variabilità delle piogge , prosegue l'OMS, «avrà invece effetti sull'accesso all'acqua potabile senza la quale aumenta il rischio di malattie diarroiche e alla diminuzione della produzione di cibo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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