
nostro inviato a Reggio Calabria
"Mi dimetto e mi ricandido contro chi vuole paralizzare la Calabria". Mentre la sinistra sulla graticola giudiziaria si aggrappa alla poltrona (da Matteo Ricci a Beppe Sala) il governatore Roberto Occhiuto - indagato per corruzione in un'inchiesta che coinvolge anche il suo ex socio Paolo Posteraro e l'amministratore unico di Ferrovie della Calabria Ernesto Ferraro - conferma quanto aveva già detto ai suoi e ai vertici del centrodestra a Roma: "Non mi faccio uccidere politicamente, non mi faccio fermare".
Il videomessaggio social arriva al tramonto, intorno alle 19.30: "Tra qualche settimana saranno i calabresi a decidere il futuro della Calabria, non altri". Il riferimento è ai politici di serie B "che non hanno mai realizzato nulla, odiatori, arrabbiati con la vita, che tifano e godono per il fallimento della Calabria, proprio quando "qualcuno cerca di fare qualcosa di buono in questa Regione". Un attacco non alla magistratura "che in una Regione complicata come la Calabria deve fare il loro lavoro serenamente", ma a chi per paura della firma ha bloccato le tante opere, "dalla metropolitana di Catanzaro agli ospedali di Sibari, Vibo e Palmi, dagli aeroporti alla Statale 106".
Non c'è stato un governatore calabrese che sia stato risparmiato da un'inchiesta giudiziaria, con esiti alterni, "usate come clave pur di indebolire o per uccidere politicamente il presidente della Regione, decapitarli e fermare la legislatura". Non si tratta di dimettersi per un avviso di garanzia, quanto per il fatto che dopo l'indagine partita nel maggio 2024 "è tutto bloccato: nessuno si assume la responsabilità di firmare niente, tutti pensano che questa esperienza sia come quelle precedenti" e questo, dice ancora Occhiuto "la Calabria non se lo può consentire". Per questo il suo appello è ai calabresi: "Siate voi tra qualche settimana (servirà un po' di più, ndr) e non altri a scrivere il futuro della Calabria, a dire se si deve fermare o no".
La Lega solidarizza con Occhiuto, mentre i Verdi parlano di "mossa spregiudicata". Non più tardi di una settimana fa Occhiuto era stato interrogato quattro ore su sua richiesta e si era detto soddisfatto. Certo, qualche sbavatura nell'indagine c'è stata: come le anticipazioni dell'informatissimo Domani mentre il governatore non aveva neanche un foglio di carta che non fosse l'avviso di proroga indagini disposto dal gip su richiesta della Procura, a lui recapitato il 6 giugno scorso. "Non credo sia un complotto e non ho le carte per sapere se questa indagine è partita o si è sviluppata per azzopparmi", aveva ribadito nei giorni scorsi. Il procuratore capo di Catanzaro Salvatore Curcio gli aveva risposto dal festival Trame, dove i cronisti del Domani sono di casa, spiegando che dare accesso al fascicolo del pm avrebbe violato il codice di procedura penale.
Secondo il procuratore aggiunto di Catanzaro Giancarlo Novelli e il pm Domenico Assumma Ferraro e Posteraro, oggi attuale caposegreteria del sottosegretario di Forza Italia Matilde Siracusano, compagna del governatore, avrebbero ricevuto incarichi da pubblici ufficiali legati a Occhiuto, soldi poi girati nelle società dove il governatore è socio. In mezzo ci sarebbero tre auto, tra cui una Smart per la figlia Angelica e una possibile truffa Ue da 58mila euro. Giochini da cui Occhiuto è estraneo, tanto che i suoi legali confidano nell'archiviazione.