Offensiva azzurra sulla legge Severino: "Va subito abolita"

Forza Italia chiede al governo di modificare o cassare la norma che ha estromesso Berlusconi: il caso De Magistris dimostra che non funziona

Offensiva azzurra sulla legge Severino: "Va subito abolita"

Offensiva sulla legge Severino. Non solo incostituzionale, ma anche ad personam . È questa la convinzione che Silvio Berlusconi sostiene da tempo in merito alla legge che ne ha decretato la decadenza e l'incandidabilità. La sua protesta è rimasta a lungo inascoltata. Oggi, però, dopo che il Tar ha sollevato la questione di costituzionalità sulla retroattività della norma, le contraddizioni giuridiche tornano prepotentemente sotto i riflettori. Con la conseguente richiesta del partito di San Lorenzo in Lucina di inserire la modifica della Severino nel pacchetto delle riforme istituzionali.

La tesi sposata coralmente da Forza Italia è semplice: quella legge è servita soltanto a far fuori Berlusconi dalla scena politica; le forzature vennero evidenziate già al momento della sua approvazione da molti giuristi; le Camere le accettarono nel nome di una precisa convenienza politica. Adesso c'è solo un modo per riparare all'errore: cancellarla. «Il caso De Magistris, un sindaco prima sospeso poi reintegrato dalla magistratura, dimostra come la legge non funzioni affatto» scrive in una nota Mariarosaria Rossi, tesoriera di Forza Italia. «Non è possibile lasciare l'amministrazione di una grande città europea come Napoli, e a maggior ragione il governo del Paese, nelle mani di interpretazioni, ricorsi, sentenze contraddittorie. Il dialogo sulle riforme istituzionali deve ricomprendere anche questo tema. Piccole modifiche sarebbero sufficienti per mettere riparo a grandi ingiustizie. Come quella che ha purtroppo avuto come vittima il presidente Berlusconi. Una violazione del diritto, una prepotenza politica, un'ingiustizia di fronte alla quale non si può tacere ma che si deve affrontare». Una tesi sposata con convinzione anche da Giovanni Toti. «La Severino andrebbe cancellata rapidamente o modificata sostanzialmente» dice a Repubblica . «Di questo sarebbe opportuno si occupasse il governo mentre va delineando una riforma della giustizia largamente insoddisfacente, di impronta ipergiustizialista».

Naturalmente il leader di Forza Italia sa perfettamente che non esistono le condizioni politiche per arrivare all'abrogazione da parte del Parlamento o, in alternativa, all'istituzione di una Commissione di inchiesta sui fatti del 2011. L'attesa - e il pressing mediatico - si concentra piuttosto sul ricorso presentato a Strasburgo, basato sulla convinzione che la legge Severino violi l'articolo 7 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo perché l'applicazione in tema di incandidabilità e decadenza del ricorrente «è contraria al divieto di retroattività delle sanzioni penali».

Senza dimenticare che la Consulta - in teoria - potrebbe mettere in discussione l'intero impianto della Severino. Insomma sollevare la questione e rinfrescare la memoria dell'opinione pubblica su quanto accaduto in questi anni, «pizzicando» anche Matteo Renzi, come fa Renato Brunetta sul Mattinale , può avere una comprensibile utilità, oltre che il sapore di un risarcimento morale. «Renzi disse: “I senatori ci mettano la faccia e votino la decadenza”. Adesso perché non ci mette la faccia lui? Lui che imperversa ovunque perché non dice qualcosa sull'abominio democratico ai danni del leader dell'opposizione? Aspettiamo fiduciosi, ma non troppo».

Un affondo che fa il paio con le parole di Stefania Prestigiacomo. «I nodi vengono al pettine, ma la storia politica dell'Italia è stata fatalmente compromessa. La retroattività della Severino è uno scandalo che grida giustizia».

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