 
Sono appaiati a quota 26 seggi l'ultranazionalista anti-Islam Geert Wilders e il giovane liberale Rob Jetten, divisi da una manciata di voti, 15mila a favore del D66, vera sorpresa delle elezioni olandesi. Comunque vada, il 38enne alla guida dei liberalcentristi potrebbe diventare il più giovane premier della storia dei Paesi Bassi, dal momento che nessun altro partito è intenzionato ad allearsi con Wilders. Il dopo spoglio elettorale è stato concitato: prima il D66 è stato dato in vantaggio sul Pvv, poi il conteggio li ha riportati sul filo di lana, infine il lieve (ma forse decisivo) vantaggio per Jetten. Si dice che per avere i risultati definitivi, al netto del voto della diaspora, potrebbero volerci settimane, con il rischio concreto di allungarsi addirittura al 2026 per avere un governo a tutti gli effetti.
Infatti il primo ministro ad interim uscente, Dick Schoof, ha scherzato con i giornalisti sul fatto che formare un nuovo governo prima di Natale non sarebbe in linea con le tradizioni del Paese e sarebbe "non olandese". E allora i caminetti e i patti cominciano già a delinearsi. I seggi totali sono 150, per cui ai 26 di D66 occorreranno i 18 dei conservatori di Cda, i 20 dei progressisti: ne mancano 12 per superare la soglia dei 75 e così comporre una maggioranza senza Wilders e il Partito della Libertà (Pvv).
Le elezioni parlamentari questa volta hanno attirato più cittadini, ben 78,4% l'affluenza, anche meglio del 2023, quando si era presentato alle urne il 77,8%. Altra primizia assoluta, la presenza di due contendenti per il primo posto: il D66 ha triplicato il numero di seggi rispetto a due anni fa, mentre il Pvv ne ha persi 11. Troppo povera l'offerta politica basata esclusivamente sulla retorica anti-immigrati, il Paese chiede di più. Come ad esempio una progettualità su welfare, difesa in chiave Nato, industria e occupazione, oltre a un volto giovane, nuovo e maggiormente rassicurante. È ciò su cui ha lavorato Jetten, che in queste ore attende di conoscere chi verrà nominato candidato esplorativo, per sondare tutti i partiti e di fatto aprire la partita delle consultazioni vere e proprie. Non saranno al governo gli eredi di Mark Rutte, i liberali di destra del Vvd, giunti terzi con 22 seggi. Lo ha confermato ufficialmente la leader di etnia curda e turca Dilan Yesilgoz secondo cui "non è cambiato assolutamente nulla nel nostro impegno di non partecipare a un governo di sinistra".
Altra certezza al momento è l'esclusione da questa mano della partita di Franz Timmermans, il grande sconfitto: l'uomo che ha mandato il pensione il motore endotermico, di fatto sconfessato dall'attuale commissione europea che sta riscrivendo il suo green deal, era tornato nell'agone politico olandese con grandi speranze, ma l'ex vicepresidente Ue non è riuscito a far ripartire il motore della sinistra, che ora è a caccia di un nuovo leader.
Nel frattempo Wilders non molla la presa e annuncia l'intenzione di voler prendere l'iniziativa e formare un nuovo governo se alla fine il Pvv otterrà il maggior numero di voti, affermando che i partiti avrebbero dovuto essere "cristallini" su quale fosse il più numeroso in Parlamento.
"Finché non ci sarà chiarezza al 100% su questo, nessun esploratore del D66 potrà iniziare", ha scritto sui social media. "Faremo tutto il possibile per impedirlo".
Jetten ha anche affermato che il partito più grande dovrebbe "avere l'iniziativa".Chi ha vinto, pur non arrivando primo, è il numero uno dei conservatori di Cda Henri Bontenbal, che ha quadruplicato i suoi voti, candidandosi ad essere uno dei pilastri, in chiave Ppe, del nuovo esecutivo.