Le ombre del caso stadio: la Raggi torna in procura

Il sindaco di Roma chiamata di nuovo dai pm E Bonafede si sfila: «Lanzalone scelto da lei»

Le ombre del caso stadio: la Raggi torna in procura

L'avevano già sentita quattro giorni fa come persona informata sui fatti, ma ieri i magistrati che indagano sullo stadio della As Roma che doveva sorgere nella zona di Tor di Valle hanno convocato di nuovo la sindaca Virginia Raggi, ormai un'habitué della Procura, per chiederle spiegazioni sui fatti emersi negli ultimi giorni dopo la sua audizione, soprattutto sul ruolo di Luca Lanzalone, il legale ed ex presidente Acea scelto dai Cinque Stelle come consulente per il Campidoglio per seguire le trattative per la modifica del progetto dell'impianto giallorosso, arrestato per corruzione insieme all'imprenditore Luca Parnasi e ad altre sette persone, e poi secondo i magistrati diventato il vero referente della questione stadio. Nel corso del primo faccia a faccia con gli inquirenti, venerdì, la prima cittadina aveva ribadito che Lanzalone gli era stato indicato dagli esponenti M5s, Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, che prima di entrare a far parte del governo era responsabili per il Movimento degli enti locali. Ma ieri il ministro della Giustizia Bonafede, intervistato a Otto e mezzo, l'ha contraddetta: «Lanzalone è stato scelto dalla Raggi, alla quale lo abbiamo presentato Fraccari ed io».

Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Barbara Zuin hanno voluto ascoltare di nuovo la sindaca, a distanza ravvicinata, anche alla luce di quanto detto venerdì dall'avvocato genovese durante l'interrogatorio di garanzia. Lanzalone si era difeso respingendo ogni accusa e ieri, per verificare alcune circostanze emerse nel corso della sua deposizione, è stato necessario richiamare la Raggi. La sindaca si è trattenuta a piazzale Clodio per quarantacinque minuti ed è andata via senza rilasciare dichiarazioni. I pm hanno insistito con lei sul ruolo dei vari soggetti coinvolti nell'inchiesta e ancora su quello di Lanzarone, scelto dai vertici del Movimento per affiancarla nella gestione della delicata questione stadio, ma secondo quanto emerso anche di tutti i dossier caldi della capitale. Una sorta di «aggiustatutto» da chiamare quando necessario. Per la Procura un consulente di fatto a titolo gratuito, in quanto tale considerato un pubblico ufficiale e accusato di corruzione. Nonostante il suo ruolo, per i pm sarebbe diventato uno dei più stretti collaboratori dell'imprenditore, elaborando insieme a lui strategie sul progetto. In cambio del suo aiuto Parnasi gli avrebbe promesso incarichi e consulenze per 100mila euro, diventando da «Mister Wolf» che risolse i problemi un problema lui stesso per i Cinque Stelle. All'interno del Movimento adesso tutti cercando di prendere le distanze da lui. Il vicepremier Luigi Di Maio, ieri, in un'intervista all'Huffington Post si è assunto qualche responsabilità: «Non rinnego che Lanzalone sia una persona che ci ha dato una mano su dossier importanti, ma quando si sfocia in un meccanismo per il quale le persone si accreditano usando il mio nome, ecco questo mi preoccupa». Di Maio ha ammesso di aver sentito spesso l'avvocato in certi periodi, come quando ha contribuito alla stesura del nuovo Statuto M5s e di averne premiato il merito, per aver lavorato bene a Livorno aiutando il sindaco Filippo Nogarin a salvare l'azienda dei rifiuti, mettendolo alla presidenza dell'Acea.

Giovedì la Raggi sarà di nuovo a piazzale Clodio. Questa volta in veste di indagata accusata di falso per la nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, il suo ex braccio destro. Il gip dovrà decidere se rinviarla a giudizio.

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