La sceneggiatura sembra quella di un B-movie italiano degli anni '70, genere poliziottesco, con omicidi, stupri, disordini sociali, fantasmi del terrorismo, infiltrazioni mafiose, forze dell'ordine impotenti. Un film come Torino nera che Carlo Lizzani girò sotto la Mole nel 1972, ai primi vagiti del peggior decennio del dopoguerra, attraversato dalla paura e dalla morte.Solo che questa volta non è un film, ma tutto drammaticamente vero, e quella Torino che sembrava rinata a metà anni 2000, prima e dopo le Olimpiadi, pare ripiombata nei suoi peggiori incubi. E tirarsi fuori, stavolta, sarà ancora più difficile. La cronaca delle ultime settimane minerebbe l'ottimismo di chiunque. Vicino ai Murazzi, che furono teatro di movida spensierata e alternativa, ucciso senza movente un ragazzo italiano. Appena due giorni fa l'assassino si confessa, un giovane marocchino sbandato che dice di averlo accoltellato perché detestava il suo sorriso. Forse il tema immigrazione qui non c'entra, però è indubbio che le sacche più povere della popolazione siano le più pericolose, le prime a cavalcare una rabbia diventata ormai ingestibile. La spietatezza di chi considera la felicità un torto, se non è uno scontro di civiltà poco ci manca.
A un paio di centinaia di metri il parco del Valentino, oasi di verde e architettura in città, metà domenicale di famiglie, ragazzi che giocano a pallone, coppie di innamorati. Da anni ormai è zona off limits, controllata da spacciatori, quasi tutti dal Maghreb e dall'Africa centrale e qui la questione razziale invece c'entra eccome, che agiscono impuniti alla luce del sole. Di notte il rischio violenza è altissimo, ultimo episodio lo stupro di una diciottenne alcuni giorni fa, e allora la società civile (il buon senso è sempre trasversale) lancia l'hastag #riprendiamociilvalentino proponendo tante iniziative culturali e ricreative contro la barbarie. Basterà questo per fermare uno sconcio che neppure la polizia sa fronteggiare?
Dopo la manifestazione degli anarchici che un mese fa ha messo a ferro e fuoco diversi quartieri, sabato scorso, per prevenire i cinque raduni con «benintenzionati» provenienti anche dalla Francia, la questura ha consigliato a bar e negozi di restare chiusi. Non è accaduto nulla di rilevante, però risulta incredibile che a rimetterci sia sempre e solo chi fa il proprio lavoro. I torinesi copiano spesso da Parigi, e non è esattamente il meglio. Due giorni fa il sindaco Chiara Appendino si vede recapitare una busta sospetta, forse esplosiva, in Comune. Tutti solidali, ci mancherebbe, eppure resta la contraddizione evidente tra un politico che studia da moderato e un elettorato oltranzista e fanatico. Una divisione che non promette nulla di buono, sulla quale dire sì o no alla Tav appare finanche pretestuoso.
Un amico milanese, dall'alto della sua sicumera, mi ha appena detto che Torino è rimasta indietro di oltre trent'anni. Tento di difendermi con malcelato orgoglio, precisando che almeno sul calcio non c'è partita. Migliaia di turisti vengono allo Stadium per la Juventus, soprattutto da quando c'è Cristiano Ronaldo. Eppure anche qua si respira un clima assurdo, malsano. Gli ultrà, conclamate le infiltrazioni in curva della delinquenza organizzata, assiste in silenzio, non tifano e impediscono a chiunque di cantare perché, secondo loro, i biglietti sarebbero troppo cari. Indifferenti al lungo ciclo di vittorie, vomitano insulti e minacce sui muri contro una dirigenza che non accetta alcun ricatto e tira dritto.
Eppure a Torino si vivrebbe bene, ottimo rapporto qualità-prezzo sugli immobili, cucina eccezionale, notevole la proposta culturale.
Il vero problema è che a reagire alle brutture sono sempre i soliti, i «vecchi», quelli cui si doveva trovare alternativa, nell'indifferenza se non nello sprezzo da parte dei più giovani che, non avendo vissuto in un B-movie, vorrebbero farci riprovare questa tragica ebbrezza. Preoccupante, davvero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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