Tiziana Paolocci
«Ricordate che qui non c'è la vittima, mio figlio non c'è più. L'hanno crivellato, gli hanno rotto il cranio, quei due bastardi infami e vigliacchi». Giuseppe Varani lo ha gridato in faccia ai giudici della prima corte d'assise d'appello di Roma, mentre si ritiravano in camera di consiglio per stabilire la condanna per Manuel Foffo. Una condanna a trenta anni che ricalca perfettamente quella inflitta il 21 febbraio 2017 in primo grado dal gup Nicola Di Grazia. L'omicidio di Varani, avvenuto il 4 marzo 2016, è tra i più efferati che la Capitale ricordi in questi ultimi trenta anni.
Il ragazzo, ventitreenne, venne massacrato in un appartamento al Collatino con trenta colpi, tra martellate e coltellate, al termine di un festino a base di sesso, alcol e droga da Foffo e dal suo complice, il pr gay Marco Prato, 31 anni, che si è suicidato nel carcere di Velletri poco prima dell'inizio del processo. Foffo, invece, aveva scelto il rito abbreviato e per questo ha usufruito, già in primo grado, dello sconto di pena. L'accusa per la quale era chiamato a rispondere era omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. E i giudici d'appello, dopo un'ora di camera di consiglio, non hanno apportato modifiche alla precedente condanna. Per i periti nominati dalla corte d'assise d'appello, la personalità di Foffo, presente ieri in aula, è stata soverchiata da quella di Prato, ma lo studente è stato comunque ritenuto capace d'intendere e volere al momento del fatto.
Foffo e Prato cercarono di coinvolgere nel festino altri ragazzi prima di Varani, senza riuscire nell'intento. Poi la loro mente è volata al quel ventitreenne che il pr conosceva. Appena entrata in casa, su invito di Prato, la vittima venne drogata e messa in condizione di non poter reagire o gridare. I due volevano vedere che effetto faceva «vedere un uomo morire» e, dopo ore di sevizie e torture, hanno finito il ventitreenne con coltello e martello. Foffo, dopo l'arresto, ha scelto di confessare e ha chiesto il rito abbreviato.
L'assassino, vigliacco fino all'ultimo, ha scelto la strada più breve e si è tolto la vita.«È stata un mattanza, meritava l'ergastolo - ha commentato a conclusione del processo Giuseppe Varani - ma ho imparato che la legge concede il rito abbreviato con sconti di pena anche per questi reati».
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