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Ong contro il governo Il porto sicuro è Ancona ma Geo Barents dice no

Medici senza frontiere contesta la scelta del Viminale. Ma la destinazione non cambia

Ong contro il governo Il porto sicuro è Ancona ma Geo Barents dice no

Il porto gli è stato assegnato, ma alla nave Geo Barents non sta bene. «È troppo lontano». E così fa polemica, malgrado il Viminale abbia autorizzato all'attracco nel porto di Ancona la nave di Medici senza frontiere per fare sbarcare i 73 migranti, tra cui 16 minori non accompagnati che, da quanto riporta la Ong su Twitter, si trovavano a bordo di un gommone instabile e sovraffollato. «Secondo le attuali previsioni, da lunedì il tempo peggiorerà sensibilmente sottolinea su Twitter Medici senza frontiere aggiungendo che «considerata la nostra distanza da Ancona, il tempo necessario per raggiungere quel porto e la disponibilità di altri porti idonei molto più vicini alla nostra attuale posizione, chiediamo al Viminale di assegnarci un porto più vicino alla nostra posizione attuale». E per condire meglio la polemica innescata, dalla Geo Barents parte pure la lezioncina: «In base alle leggi internazionali marittime dice Juan Matias Gil, capomissione di Medici senza frontiere - l'Italia dovrebbe assegnare il luogo sicuro più vicino alla Geo Barents, mentre per raggiungere Ancona ci vorranno almeno 3 giorni e mezzo e le condizioni meteo sono pessime. Assegnare un porto più vicino avrebbe soprattutto un impatto positivo sulla salute fisica e mentale dei sopravvissuti a bordo». Sopravvissuti che, per fortuna, per ammissione stessa dell'Organizzazione non governativa, stanno bene e sono adesso assistiti dall'equipe medica a bordo della Geo Barents.

Insomma, Medici senza frontiere chiede l'autorizzazione a sbarcare in un porto italiano più vicino alla posizione della nave, per ridurre i tempi, ma anche è ovvio i costi e, magari, come avviene sempre da copione, ripartire subito per un altro intervento in mare, dal momento che le cose sono cambiate dopo l'entrata in vigore del nuovo decreto immigrazione che non consente alle navi Ong di operare come un tempo, ovvero effettuando più interventi in mare in un solo viaggio. Praticamente, per non incorrere in sanzioni, non si può più riempire la nave di migranti per poi chiedere l'assegnazione di un porto sicuro come sempre all'Italia. La responsabile dei soccorsi a bordo della Geo Barents, Fulvia Conte, fa leva sulla sensibilità della gente, ricordando il naufragio avvenuto il giorno dell'Epifania a 38 miglia dalle coste di Lampedusa: «Siamo sollevati per essere arrivati in tempo ed aver salvato 73 persone dice -. Altre sono state meno fortunate.

Proprio ieri c'è stato un naufragio al largo di Lampedusa e tre persone hanno perso la vita, tra cui una bambina di pochi mesi. Questo è quello che producono le politiche migratorie dell'Europa e dei Paesi costieri. Le Ong devono sopperire alla mancanza di un coordinamento per la ricerca e il soccorso di persone in difficoltà in questo tratto di mare e alla mancanza di canali sicuri di accesso per fuggire dalla Libia».

Il Viminale ha dato però la sua indicazione e quella rimane.

Intanto la macchina dell'accoglienza resta sotto pressione dopo i numerosi sbarchi di questi giorni che hanno portato a 2.556 il numero dei migranti arrivati sulle nostre coste nei soli primi 5 giorni dell'anno. Maggiori sofferenze si registrano nell'hotspot di Lampedusa, che in una settimana ha dovuto far fronte a 2mila arrivi.

Dei 1320 ospiti presenti ieri, 450 hanno lasciato la struttura, secondo il piano redatto dalla prefettura di Agrigento, per raggiungere Porto Empedocle e da lì essere trasferiti nelle nuove destinazioni sparse per tutta Italia.

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