Gli operai di Antonio Di Maio: "Compilava buste paga con cifre false"

Antonio Di Maio compilava delle buste paga con compensi diversi da quelli che effettivamente dava ai suoi dipendenti

Gli operai di Antonio Di Maio: "Compilava buste paga con cifre false"

Nuova grana per Antonio Di Maio. Secondo quanto rivela il Corriere della Sera il padre del vicepremier compilava delle buste paga con compensi diversi da quelli che effettivamente dava ai suoi dipendenti

Metteva una cifra e il resto lo pagava 'in nero'. A raccontarlo al giudice civile cui si era rivolto l’operaio specializzato Domenico Sposito sono gli operai che lavoravano per la Ardima Costruzioni e lo stesso Antonio Di Maio ha confermato di aver effettuato "versamenti in contanti". Sposito, il 2 febbraio 2012, si rivolge al tribunale di Nola per farsi riconoscere "un rapporto di lavoro subordinato, full time, a tempo indeterminato per non meno di 10 ore al giorno" da luglio 2008 a settembre 2011.

Ed è allora che Antonio Di Maio deposita una memoria in cui contesta le istanze sottolineando che "il contratto di 4 ore era stato richiesto dal dipendente, ma poiché la giornata lavorativa dura otto ore, le restanti quattro ore giornaliere venivano versate in contanti" ammettendo di fatto di averlo pagato "in nero". Non solo. ​Vincenzo Ciollaro, uno dei testimoni, racconta che: "Inizialmente Antonio Di Maio pagava tutti in contanti l’intero importo della busta paga e dopo tre o quattro mesi ci dava i soldi attraverso banca posta. L’importo riportato in busta paga era quello degli acconti e poi a fine mese ci dava il saldo. L’acconto riguardava la paga di 20 euro al giorno per otto ore. Una settimana prima della cessazione del rapporto Antonio Di Maio ci disse che sarebbe cessato il contratto. Sposito chiese di essere messo part time perché aveva un problema al ginocchio. Anche io fui messo part time perché il geometra ci disse che nella ditta dovevamo essere in due". La conferma dei pagamenti arriva anche da un altro testimone, Giovanni La Marca che aggiunge: "Ho lavorato per Ardima dal 2008 al 2009. Venivo pagato in nero e poi sono andato via. Venivo pagato 60 euro al giorno, quando non lavoravo non mi davano niente.

Di Maio ci dava i soldi ogni 15 giorni presso il cantiere". Nel corso del processo Antonio Di Maio non nega la ricostruzione di Sposito e gli offre di chiudere la causa con 5.000 euro ma l'operaio rifiuta, perde e ricorre in appello.

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