Politica

Gli operatori elettrici alla «guerra del cliente» E la maggioranza va in tilt

Così la vendetta dei piccoli gestori e i veti dei renziani minano l'iter del ddl Concorrenza

Roma Una rappresaglia dei piccoli contro gli operatori dominanti del mercato elettrico in modo da ipotecare l'approvazione senza modifiche alla Camera del ddl Concorrenza, licenziato di recente da Palazzo Madama. È questa la sintesi «politica» dell'istruttoria aperta dall'antitrust su Enel, Acea ed A2A sull'ipotesi di abuso di posizione dominante. Non a caso le denunce di Green Network, Edison e Aiget (associazione dei grossisti e trader di energia della quale fa parte Sorgenia, un tempo del gruppo Cir e ora in mano alle principali banche italiane) sono state presentate all'Authority presieduta da Giovanni Pitruzzella all'inizio dello scorso febbraio, poco dopo la rivelazione da parte del Giornale dell'emendamento che introduceva la possibilità di mettere all'asta tra gli operatori i clienti elettrici che non avessero esercitato l'opzione per il mercato libero.

Il maxiemendamento su cui il governo Gentiloni ha posto la fiducia ha recepito integralmente quella proposta di modifica pur rinviando al 2019 la fine del mercato a maggior tutela. In pratica, i clienti domestici che non eserciteranno l'opzione nei termini stabiliti saranno messi all'asta secondo modalità che dovrebbero prevedere la partecipazione a tali gare di operatori con quote di mercato inferiori al 50 per cento, cioè rimettendo in gioco Sorgenia e le sue alleate dell'Aiget. La pratica presenta evidenti limiti di costituzionalità in quanto non tiene conto della libera volontà del singolo individuo mettendolo all'asta come una merce. I relatori del ddl Concorrenza, Salvatore Tomaselli (Pd) e Luigi Marino (Ap), ne avrebbero voluto il ritorno in commissione proprio per correggere i vari difetti tra i quali il via libera al telemarketing spietato.

Non c'è stato niente da fare. Il governo è andato avanti come un carro armato. I piccoli operatori, però, hanno cercato di assicurarsi la futura buona riuscita delle aste sindacando sulle politiche commerciali dei big che starebbero cercando di convincere i propri clienti a restare con loro accettando varie offerte di mercato libero. Quello che si contesta è che le offerte non siano «replicabili» in quanto i grossi player sfruttano il loro corposo database per convincere i clienti a non abbandonarli. È chiaro che Sorgenia (di proprietà delle banche dopo che Cir non era riuscita a far fronte a 1,8 miliardi di debiti) e le sue colleghe hanno nell'asta la speranza di ampliare la propria clientela e aumentare il fatturato di un settore che oggi sconta gli eccessivi investimenti del passato sulle centrali a ciclo combinato (gas e termoelettrico).

L'ultima parola spetterà a Matteo Renzi che domani incontrerà il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, e deciderà del destino del ddl Concorrenza. Secondo i rumors, potrebbe decidere anche di affossarlo per mettere i bastoni tra le ruote alle velleità politiche del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, suo grande avversario e, soprattutto, grande sponsor del provvedimento.

GDeF

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