Referendum, le opposizioni insorgono: "Ma tanto vincerà il No"

La data scelta dal governo per il voto referendario sulla riforma costituzionale ha scatenato le reazioni negative dei rappresentanti del fronte del No

Referendum, le opposizioni insorgono: "Ma tanto vincerà il No"

Roma - Come previsto la data scelta dal governo per il voto referendario sulla riforma costituzionale ha scatenato le reazioni negative dei rappresentanti del fronte del No. Che vedono, nella scelta di far slittare di ben due mesi dal periodo originariamente immaginato per far svolgere la consultazione, una strategia ben studiata: spostare la data sotto Natale per far diminuire il quorum con la speranza che i Sì prevalgano. «Il premier mai eletto - commenta Renato Brunetta (Forza Italia) - tenta così, ancora una volta, di prendere tempo e di scappare dalla democrazia. Il premier non stia sereno. Anche con la data del referendum sotto Natale sarà sconfitto. Gli italiani diranno No per mandarlo a casa e per ripristinare la democrazia nel nostro Paese». E a conforto del suo pronostico pubblica i dati di un sondaggio dove si evince che il fronte del No ha guadagnato due punti di percentuale in una settimana, raggiungendo ora quota 55% (rilevazione di Renato Mannheimer). Andamento confermato dal sondaggio Emg-Acqua per il tg de La 7. Dove il Sì perde lo 0,5% mentre il No aumenta di 1,4%. In questo modo la forbice si apre con un distacco di ben sei punti (35,5% per il No contro il 29,6% per il Sì e gli indecisi che scendono al 34,9%) Anche i nuovi strumenti demoscopici chiamati social network danno il segno di un netto rifiuto del Sì in generale e una bocciatura senza appello della strategia attendista di Renzi. Basta scorrere i tweet sulla parola chiave #rReferendumCostituzionale per rendersene conto. «Quattro dicembre? Occhio ai regali in tredicesima» oppure «Ma il 4 dicembre si potrà ancora andare al mare?». E poi ancora possiamo sceglierne dal mazzo altri come: «Allungare il brodo non servirà: vincerà il No» e «Quattro dicembre. Poverino! Purtroppo per lui di quest'anno». Poi ci sono quelli che notano le ricorrenze e i più agguerriti (come spesso accade) sono i tifosi di calcio. Quel giorno c'è il derby della capitale. Evitiamo per buongusto di riportare i commenti. Meglio tornare al dibattito politico. E la scelta anche dai parlamentari viene giudicata sciagurata. Massimiliano Fedriga (Lega Nord) la considera una «squallida trovata». «Finalmente gli italiani conoscono la data della fine di questo governo abusivo» aggiunge Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia). Roberto Calderoli (Lega) e Maurizio Gasparri (Forza Italia) sono invece preoccupati per la distanza dal voto. «Finora - spiega il primo - ho fatto 12mila chilometri per propagandare le ragioni del No e ora mi toccherà farne altrettanti. Li farò volentieri perché vedo dalla partecipazione della gente ai nostri incontri che i No vinceranno». «Così Renzi dirà fesserie fino a dicembre» si allarma Gasparri. «Renzi - spiega il senatore - ha scelto la data più lontana possibile nell'illusione di raccontare bugie con la Legge di stabilità e recuperare il terreno perduto».

C'è chi, però, si rimbocca le maniche e pensa a come sfruttare al meglio lo slittamento. Tra questi il giovane dioscuro grillino Alessandro Di Battista. «Abbiamo 70 giorni - scrive sulla sua pagina Facebook - per spiegare che non si abolisce il Senato ma la scheda elettorale».

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