Non gli è mai piaciuto molto ma ora sembra aver cambiato idea. Mario Monti usa parole di apprezzamento nei confronti del presidente del Consiglio. All'Huffington Post dice che "quello che è venuto a Cernobbio è un Matteo Renzi cambiato. Per la prima volta l’ho visto più umile, anzi direi più maturo. Ho visto un presidente del Consiglio più consapevole delle difficoltà e soprattutto della necessità di avere appoggi più larghi o quanto meno di non massimizzare il numero dei nemici".
Nel commentare l’intervento di Renzi davanti alla platea di manager e imprenditori del Forum Ambrosetti Monti osserva che per la prima volta le parole del premier segnano "un cambio di passo: basta correre a perdifiato per fare le riforme, bisogna avere pazienza e aspettare che quelle fatte dispieghino i loro effetti, il passo non sarà più da sprinter ma da maratoneta, basta con la dittatura dell’istante. Un discorso oculato e posato, sicuramente figlio della crescita zero certificata dall’Istat, ma che in qualche modo rende il capo del governo più simile ai suoi predecessori".
Il senatore a vita non risparmia qualche punzecchiatura a Renzi, soprattutto a quello del passato: "Forse ha imparato che la velocità non può essere fine a se stessa. Slogan come “una riforma al mese” erano inutilmente ambiziosi. Pensiamo alle tante riforme fatte in passato, approvate in fretta e all’unanimità per poi rivelarsi inefficaci, tanto che adesso si vogliono modificare di nuovo. Un esempio lampante - spiega Monti - è quella del Titolo V del 2001 che disciplina il rapporto fra Stato e regioni".
Monti si sofferma anche sulla politica economica del governo e sui rapporti - spesso non facili - con l'Europa. "Vedo il premier combattuto al suo interno fra la ragione, che lo porta ad ascoltare il suo ministro Padoan e quindi restare all’interno del consesso e delle regole europee, e il suo istinto più profondo che lo porterebbe a violare tutti i vincoli di bilancio. Ieri durante il dibattito a porte chiuse con gli imprenditori questo conflitto è venuto fuori nella sua limpidezza.
Renzi infatti ha raccontato che una volta arrivato a palazzo Chigi avrebbe volentieri sforato tutti i parametri di Maastricht, facendo come oggi la Spagna, ed è stato poi riportato all’ordine solamente dalle lunghe riunioni con il ministro dell’Economia, che gli ha fatto capire l’importanza di non dilapidare la buona eredità dei governi precedenti".
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