L e frontiere si spostano. Anche quelle dei diritti civili. Un tempo la sinistra portava le unioni eterosessuali in palmo di mano e i Comuni che con spirito pionieristico istituivano già negli anni Novanta i primi registri delle coppie di fatto venivano considerati l'avanguardia di un movimento democratico e illuminato. Oggi il politicamente corretto si è adeguato alle richieste delle persone dello stesso sesso e pazienza per le altre. Se sei un uomo e convivi con una donna non fai più tendenza e i tuoi problemi vengono in seconda battuta. Lo spiega senza tanti giri di parole proprio Monica Cirinnà, la paladina delle unioni omoaffettive: i legami, chiamiamoli così, tradizionali, non scaldano più il cuore. «Le coppie etero che acquisiscono diritti - afferma Cirinnà nel corso del programma Rai Radio anch'io -, si sposano. Altrimenti sono garantiti i diritti civili minimi».Quali siano questi diritti minimi, la senatrice lo chiarisce en passant: «Il partner può salire su un'ambulanza se il compagno sta male, può andare in carcere per una visita». Poi la parlamentare butta li: «Poi ci sono gli asili e le graduatorie». Concetti già consolidati dalle leggi esistenti e dalla giurisprudenza. Ma ribadisce che si tratta di «diritti civili minimi». Una sorta di minimo sindacale. Altrimenti ci si deve sposare. Anche se il matrimonio a più d'uno fa arricciare il naso. Per chiarire quello che è già chiaro, lei specifica che la nuova legge ha due titoli: uno è dedicato alle coppie etero, l'altro a quelle omosessuali. Solo queste godono di tutti i diritti, le altre no. Con un trattamento molto diverso. Solo le famiglie omosessuali possono acquistare lo stesso cognome, solo per loro c'è l'obbligo di fedeltà e la possibilità di separarsi e divorziare. Gli etero si devono arrangiare dopo anni e anni in cui sembrava che essere liberal volesse dire spingere per dare loro più chance. Era questa la grande battaglia che infiammava il popolo della sinistra. A macchia di leopardo tanti sindaci cercavano di garantire quei diritti che il Parlamento non voleva concedere. E innumerevoli erano i duelli fra i primi cittadini e autorità varie, dal Coreco al Tar, pronte ad annullare le loro decisioni.La sfida era partita da Empoli nel '93, poi arrivarono tante altre città, molte nella democratica Toscana, a cominciare da Pisa. E ci fu un proliferare di mozioni, ordini del giorno, documenti che inneggiavano all'inclusione, alla famiglia plurale, all'accoglienza del diverso e via aggiungendo e spalmando retorica dei nuovi diritti. Naturalmente quando si apriva il libro si dedicava un capitolo anche alle coppie gay. E si assicurava di voler offrire anche a loro un'opportunità. Ma le coppie dello stesso sesso venivano dopo, erano un inciso dentro un movimento di liberazione che pareva inarrestabile. Oggi i ruoli sono capovolti: Cirinnà spiega subito che la nuova legge ha due titoli che equivalgono a due strade, diverse: per gli uni c'è un'autostrada dei diritti, per altri la via stretta. Serie A e serie B. Senza offese ma è così.Quel che prima premeva adesso è retroguardia, ci si deve concentrare su gay. E fatalmente cambiano anche i protagonisti dei racconti e degli aneddoti: prima era un susseguirsi di storie di coppie etero che venivano discriminate nelle scuole, nelle graduatorie dei nidi, dentro gli ospedali. Con un ventaglio di sentimenti e sensazioni difficili: umiliazione, imbarazzo, solitudine.
E Adele Parrillo, la vedova di Nassiriya che aveva perso il compagno nel massacro del 2003, acquistava una certa notorietà nel denunciare il sistema che le aveva tolto i presunti diritti di moglie non sposata. Altri tempi. Oggi si lotta per i figli delle famiglie arcobaleno, quelli con due mamme o due papà. Nuove frontiere. E facce nuove in prima fila.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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