Ora l'esecutivo vuole rivedere le concessioni su ogni opera

Nel piano non ci sono solo i Benetton, ma tutti i gestori Però la revoca dei contratti diventa sempre più difficile

Ora l'esecutivo vuole rivedere le concessioni su ogni opera

La revoca della concessione ad Autostrade si rivela più difficile del previsto. Negli ultimi giorni, mentre il governo già faceva piani per statalizzare le autostrade, negli uffici dei ministeri e tra gli stessi ministri più coinvolti cresceva lo scetticismo sulla fine anticipata del contratto che lega la società del gruppo Atlantia allo Stato. E non solo per il maxirimborso di 18-20 miliardi di euro.

Stracciare il contratto è difficile giuridicamente e tecnicamente. Tanto che nel governo si cercano strade diverse. Da un lato c'è chi ha ipotizzato una legge ad hoc per cambiare le regole e fare decadere il vecchio concessionario e dall'altra chi spinge per una via molto più soft: cambiare il contratto in vigore, prevedendo dei correttivi che puntino sulla sicurezza.

Tra chi vorrebbe percorrere questa strada, il sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti che ieri, oltre a schierarsi contro la nazionalizzazione, ha detto chiaramente di non vedere i termini per la revoca della convenzione, lasciando aperta la porta ad una sua revisione. «I margini di redditività che vedo nei confronti delle convenzioni mi sembrano leggermente spropositati».

Nessun legame con la concessionaria che in passato aveva finanziato la Lega. «Ho scoperto adesso, e penso anche Salvini, che c'era stato questo contributo. Non ho mai avuto influenze le ho sempre assunte liberamente».

Anche il vicepremier Salvini ha risposto alle accuse del Pd di avere votato la legge cosiddetta Salva Benetton nel 2008: «Invidio chi si ricorda cosa ha fatto nel 2008. C'è qualcuno che sta governando anche da sette anni e quelle concessioni le ha firmate, rifirmate, prorogate e allungate. Fossi in un parlamentare del Pd manterrei un dignitoso silenzio».

Oggi l'unica alternativa alla decadenza della concessione, per legge o no, potrebbe essere spostare parte del fatturato sulla sicurezza, riducendo gli utili. Senza contare quello che già Autostrade ha iniziato a versare per i cittadini genovesi che sono stati sfollati e i risarcimenti delle vittime.

I dubbi e le divisioni nell'esecutivo non hanno interrotto l'iter ufficiale della revoca. Ieri Autostrade per l'Italia ha comunicato di avere ricevuto «la lettera di contestazione del ministero delle Infrastrutture già anticipata dalla stampa». Il dicastero guidato da Danilo Toninelli ha assegnato alla concessionaria «il termine di 15 giorni per fornire le relative controdeduzioni».

Confermati i capisaldi della strategia del governo. In sintesi, il concessionario è responsabile della manutenzione. La società è colpevole di un «gravissimo inadempimento» che ha causato il crollo. Evento che giustifica di per sé la «caducazione» della convenzione, anche senza aspettare i risultati della commissione nominata dal ministero per le Infrastrutture.

Oltre alle procedure previste dalla convenzione, in particolare i tempi riconosciuti al concessionario per rispondere o mettersi in regola, per fare decadere il contratto è necessario che l'inadempimento sia interamente da riconoscere alla società che gestisce l'autostrada. Difficile da dimostrare, visto che anche il ministero ha degli obblighi di controllo.

La volontà politica di andare avanti comunque c'è, non solo su

Autostrade. Entro 10 giorni i concessionari di strade dighe e altre infrastrutture dovranno effettuare il monitoraggio sulla sicurezza chiesto dal ministero delle Infrastrutture. Il primo passo per rivedere tutte le convenzioni.

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