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Ora Le Pen è al verde: "Le banche francesi non mi prestano soldi"

L'establishment minacciato dal Front chiude i rubinetti. Così a Marine è rimasto solo papà

Ora Le Pen è al verde: "Le banche francesi non mi prestano soldi"

Marine Le Pen, che gli ultimi sondaggi delle presidenziali francesi danno al 25,5% al primo turno, ma quasi sicura perdente al secondo sia contro l'outsider Emmanuel Macron (63 a 37) sia contro il repubblicano François Fillon (58 a 42) ha un grosso problema: non riesce a farsi prestare i 20 milioni di franchi di cui ha bisogno per la campagna elettorale, in attesa che lo Stato, come prevede la legge, la rimborsi a elezione avvenuta. Ha bussato a tutte le porte, ma le ha trovate tutte chiuse. «Il fatto che le banche non prestino soldi a noi, mentre ne elargiscono anche ai candidati minori, pone un problema reale per la democrazia» ha commentato. «In questo modo assumono un ruolo politico, decidendo di fatto chi può correre alle elezioni e chi no». La sua denuncia investe non solo il sistema bancario francese, ma l'intero establishment finanziario europeo, i vertici della Ue e tutto il «Sistema» che, secondo i sovranisti, decide nelle segrete stanze le sorti del mondo: insomma, tutti coloro che si sentono minacciati dal programma antiglobalista e ostile ai grandi potentati finanziari transnazionali del Fronte.

Marine non ha fatto altro che prendere atto dell'ostracismo nei confronti suoi (e probabilmente anche dei suoi alleati) di coloro che, in Francia come in Europa, hanno tutto da perdere dell'ascesa dei populismi. Nel suo caso, poi, pesano anche altri fattori. Emmanuel Macron, attualmente il suo avversario più agguerrito, è un ex banchiere della Rothschild, liberista convinto e sostenitore della globalizzazione, che indubbiamente gode ancora di molti appoggi nel mondo da cui proviene. La comunità ebraica, che in Francia è ancora fortissima, non è ancora convinta della rinuncia del Fronte all'antisemitismo del vecchio Jean Marie ed è stato ulteriormente messo in allarme da alcuni recenti episodi che hanno coinvolto Fréderic Cotillon, un personaggio vicino a Marine che l'ha anche sostenuta finanziariamente con la sua società Rewal. Infine, c'è il delicato problema dei legami con Putin, con cui la Le Pen mantiene ottimi rapporti e cui avrebbe promesso, in caso di vittoria, l'abolizione delle sanzioni e il riconoscimento della occupazione russa della Crimea. Nel 2014, il Fronte ottenne un prestito di 9,4 milioni di Euro da una certa First Czech Russian Bank, che si riteneva vicina allo Zar, ma recentemente il Cremlino le ha revocato, per ragioni rimaste misteriose, la licenza di operare. Secondo voci non confermate, e definite «false e triviali» dal tesoriere Wallerand de St. Juste, Marine si sarebbe allora rivolta a un'altra banca russa, chiedendo 27,8 milioni, ma, come è accaduto con gli altri 45 istituti che ha contattato, non avrebbe avuto successo.

Per il momento, il Fronte ha tamponato la situazione grazie al vecchio Jean Marie, che pur essendone stato cacciato in malo modo dalla figlia, le avrebbe procurato 6 milioni attraverso la società Cotelec. Un soccorso le potrebbe venire da oltre Atlantico. In vari campi, Trump ha idee non molto lontane da quelle di Marine, conta sua una fortuna personale che gli ha permesso di autofinanziarsi una campagna presidenziale infinitamente più costosa di quella francese e non avrebbe comunque difficoltà a «suggerire» a qualche banca di dare una mano al Fronte. Ma se la cosa diventasse pubblica, potrebbe nuocere a Marine sul piano politico, nel senso che oggi in Francia l'America non è propriamente popolare.

Una conclusione emerge tuttavia con chiarezza: i poteri forti esistono e si trovano dovunque.

E quando i loro interessi sono davvero minacciati, non esitano a venire allo scoperto, anche a costo di svelare i propri obbiettivi; e, nel caso della Francia, di rinfocolare l'odio nei loro confronti di oltre un quarto della popolazione.

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