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Cosa c'è dietro il silenzio di Draghi

Partiti nella palude, gli appelli affinché resti premier. Carfagna: altrimenti si va al voto

Cosa c'è dietro il silenzio di Draghi

Mentre Mario Draghi è a Parigi per presiedere insieme a Francia e Germania la conferenza per la stabilizzazione politica della Libia, a Roma continuano a rincorrersi commenti e rumors sull'ormai imminente partita per il Quirinale. E, soprattutto, su quali siano le reali intenzioni dell'ex numero uno della Bce. Nonostante sia il principale candidato alla successione di Sergio Mattarella, infatti, il premier si è fino ad oggi ben guardato dal trattare l'argomento. Circostanza che, ovviamente, ha alimentato la convinzione che sia fortemente tentato da quello che nella storia della Repubblica sarebbe il primo trasloco diretto da Palazzo Chigi al Quirinale.

Il diretto interessato, dunque, tace. A differenza della politica tutta, che - chi in off record, chi a favore di telecamere - ragiona su quanto possa essere complicata la scalata di Super Mario al Colle. Pur essendo senza dubbio l'italiano più illustre nel mondo, infatti, la sua candidatura sbatte contro i fortissimi timori di un Parlamento che è disponibile a tutto fuorché alle elezioni anticipate. Una preoccupazione che è altamente probabile possa trovare sfogo nel segreto dell'urna, quando la terza settimana di gennaio il Parlamento si riunirà in seduta comune per dare il via alle votazioni. Draghi ne è ovviamente consapevole. Ed è questa, quasi certamente, la ragione del suo silenzio. Il tema, infatti, non è se l'ex Bce voglia o no giocare la partita. Ma, più banalmente, se sarà in condizione di farlo. A tal proposito, in casa del premier pare si respiri un certo ottimismo. Almeno stando a quanto raccontava ieri il titolare del bar davanti alla residenza romana di Draghi. Intervistato da Un giorno da pecora su Radio 1, infatti, non si è limitato a parlare della predilezione dell'ex Bce per l'Aperol Spritz, ma ha pure detto - con tono piuttosto assertivo - che la moglie del premier è convinta che alla fine al Colle ci andrà davvero: «Sì, sì, sicuramente farà il presidente della Repubblica, mi ha detto Serenella Draghi. Era un po' sconsolata, perché saranno molto impegnati. Di solito andavano sempre a Città della Pieve e così sarà più complicato».

D'altra parte, sono sempre di più quelli convinti che il premier stia lavorando in questa direzione. Non a caso, vanno aumentando gli appelli affinché resti a Palazzo Chigi. È chiaro, infatti, che finché Draghi non scioglierà la riserva, la partita per il Quirinale resterà sostanzialmente congelata. Perché è vero che passare per il voto segreto del Parlamento rischia di essere pericolosissimo, visto che il 75% di deputati e senatori tifano affinché la legislatura continui almeno fino a settembre 2022 per ottenere la pensione (senza considerare che il taglio dei parlamentari lascerà senza seggio oltre la metà degli uscenti). Ma è chiaro che se Draghi decidesse di caricarsi il rischio e giocarsela, nessuno potrebbe dirgli di no. Ecco perché il suo silenzio sta mandando in agitazione tutti i partiti, anche quelli che lo danno meno a vedere.

Non è un caso che dal Pd al M5s, passando per Forza Italia e Italia viva, il tema sia ormai oggetto di dibattito pubblico (aperto oltre un mese fa dal ministro super draghiano Giancarlo Giorgetti). Mara Carfagna, per dire, è convinta che se Draghi andasse al Quirinale «ci sarebbero quasi sicuramente le elezioni anticipate». Il che - spiega il ministro per il Sud - significa «una campagna elettorale con un alto tasso di conflittualità e tanto tempo per la costituzione di un nuovo governo». Insomma, «il rischio sarebbe perdere i finanziamenti» europei legati al Pnrr. D'accordo il grillino Vincenzo Spadafora. Draghi al Colle, dice l'ex ministro dello Sport, «significherebbe andare a elezioni a febbraio» e «questo vanificherebbe gli investimenti del suo governo e dell'esecutivo Conte prima». E pure il dem Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna, auspica che l'ex numero uno della Bce possa restare «presidente del Consiglio fino alla fine della legislatura».

Ormai, insomma, il dibattito pubblico su Draghi al Colle è sdoganato. Ne parlano tutti.

Tutti tranne Draghi.

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